TARQUINIA – Si è parlato del rapporto dell’agricoltura con il territorio tarquiniese venerdì pomeriggio nella sala conferenze dell’Università Agraria di Tarquinia. In particolare, dei cosiddetti prodotti a km zero e a filiera corta. Il convegno, organizzato nell’ambito del Progetto Vat, Valorizzazione Agroalimentare Tarquiniese, finanziato da Arsial e Regione Lazio, ha visto come relatori Marcello Biagiola di Semetruria, Gianfederico Angelotti di Confagricoltura e Alessandro Serafini presidente della Centrale Ortofrutticola. A fare gli onori di casa, l’assessore Leonardo Mancini, che ha portato i saluti del presidente Alberto Riglietti, e il presidente del consiglio dell’Università Agraria, Silvano Olmi, che ha coordinato il dibattito e ha illustrato le attività dell’ente. «Gli aumenti dei costi di produzione incidono molto sul prodotto agricolo finale – ha detto l’agronomo Marcello Biagiola della Società Semetruria – ad esempio è aumentato il prezzo del concime biammonico e quello del gasolio. Le aziende per ammortizzare gli aumenti devono puntare sui contratti di filiera e sulla produzione di sementi certificati». «Spesso si fa confusione tra km zero e filiera corta – ha detto Gianfederico Angelotti di Confagricoltura – i prodotti a km zero sono quelli che sono coltivati a non più di 70 km, mentre la filiera corta è quella che prevede al massimo un intermediario tra il produttore e il consumatore. Non sempre sono sinonimo di bontà del prodotto. Importanti saranno i contenuti del documento di Politica Agricola Comune del 2028, del quale circolano per il momento delle bozze». «Raggruppiamo 117 soci con un fatturato di 18-20 milioni di euro – ha detto Alessandro Serafini, presidente della Centrale Ortofrutticola – effettuiamo controlli sui prodotti e sulla struttura. Ho saputo che l’altro giorno è stata giocata una partita di calcio per denunciare lo sfruttamento dei braccianti agricoli. Posso assicurare che a Tarquinia non c’è sfruttamento e che ogni azienda è sottoposta a controlli continui dai vari enti preposti. Dobbiamo sollecitare la politica affinché legiferi per venire incontro alle esigenze dei produttori agricoli. Infatti, i tempi per far venire in Italia un lavoratore stagionale sono troppo lunghi». Al termine del convegno, relatori e pubblico hanno potuto degustare i piatti a base di pesce e prodotti tipici locali preparati dallo chef Gino Stella, presidente di Rete Impresa in commercio. ©RIPRODUZIONE RISERVATA |