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Finali del campionato libico a Milano, Riva: “Nessun caso, solo una richiesta come altre”


MILANO – Nessun evento pubblicizzato, nessun biglietto, partite a porte chiuse e calendari solo sulle piattaforme di scommesse online. La Final Six del campionato libico di calcio si gioca anche quest’anno in Italia, e più precisamente a Milano, tra l’Arena Civica e gli stadi di Sesto San Giovanni e Meda, ma questa volta il contesto appare meno disteso.

Come raccontato dal Corriere della Sera, il torneo – che vede in campo sei squadre tra Tripoli, Misurata e Bengasi – è legato a un accordo bilaterale tra Italia e Libia nell’ambito del cosiddetto piano Mattei e si gioca sotto il monitoraggio discreto delle forze dell’ordine. Durante la prima giornata si sono verificati disordini sugli spalti, con liti tra tifosi e l’intervento della polizia.

Secondo il quotidiano, è difficile escludere che tra staff e delegazioni possano essere presenti soggetti vicini a milizie o con precedenti penali. Nessun allarme specifico, ma la riservatezza con cui si muove l’organizzazione – e il fatto che l’evento sia di fatto invisibile al pubblico – ha sollevato più di una perplessità.

Ma il Comune di Milano, dal canto suo, respinge ogni ombra. L’assessore allo Sport Martina Riva, in esclusiva alla Dire, chiarisce: “È stato tutto lineare, noi semplicemente abbiamo fatto come altre mille volte. Io voglio dire che non c’è messaggio politico né nel dare solo le finali all’Arena, né nelle porte chiuse”.

Riva sottolinea che si è trattato di una richiesta di utilizzo spazi come tante altre. “A noi arrivano queste richieste di prenotazione campi, noi diamo la disponibilità. Poi non diamo sempre l’ok sull’Arena: per dire, quest’anno abbiamo detto di no anche a qualche partita di beneficenza perché dal momento che noi abbiamo il contratto con l’Inter, con l’atletica e col Brera, non possiamo dare l’Arena a tutti”.

La richiesta degli organizzatori – racconta – riguardava dieci giornate. “Ci hanno chiesto l’Arena Civica, punto. Ci hanno chiesto, in realtà, giusto per dare l’idea, dieci giornate, e chiedevano l’impianto anche per allenarsi. Noi, siccome l’Arena è delicata, abbiamo detto di usare l’Arena come campo principale per queste Final Six e per gli allenamenti abbiamo suggerito altri centri sportivi. Questa è l’interlocuzione che abbiamo avuto con loro”.

Che l’evento rientri nel piano Mattei è per Riva solo una cornice istituzionale, non una motivazione di privilegio. “Noi non diamo l’impianto a tutti. Sul campionato libico, dato che c’è di mezzo il piano Mattei abbiamo concesso l’Arena, però tutto il resto è completamente estraneo al Comune, tant’è che non so niente. Anzi, io ieri ho pensato che si potrebbe montare un caso che neanche esiste, perché può anche darsi che agli organizzatori non interessasse il pubblico”.

Il Comune, precisa ancora l’assessore, non ha avuto alcun ruolo sulla gestione del pubblico o sulla sicurezza: “Non siamo noi a decidere sulle porte chiuse. Se ci sono limitazioni, non dipendono da noi. La nostra disponibilità è stata data in base alla richiesta ricevuta, come per ogni altro evento sportivo”.
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