ROMA – Un milione di spettatori nei primi giorni, recensioni al vetriolo e applausi internazionali. Eppure, la serie più acclamata dell’anno, “M – Il figlio del Secolo”, potrebbe morire dopo la prima stagione. Una scelta che, tra politica, soldi e silenzi pesanti, sa più di resa che di programmazione. Che è successo? Sono in molti a pensare che sotto sotto, strisciante, quel racconto che cuce insieme fascismo e populismi contemporanei, con un Mussolini istrionico e iper-reale interpretato da Luca Marinelli, siano eccessivi per la destra al governo, che già con Scurati aveva un conto aperto con il monologo sul 25 aprile censurato dalla Rai.Scurati a Giffoni l’ha detta chiara: “È incredibile che una serie così non abbia una seconda stagione. Guardate l’accoglienza all’estero: tutti gridano al capolavoro. Bisogna chiedersi perché”.E il perché, forse, lo ha messo a fuoco lo stesso Wright: “Negli Stati Uniti nessuna piattaforma vuole trasmetterla. Un produttore mi ha detto: adoriamo lo show, ma è un po’ troppo controverso. Da quando l’antifascismo è diventato controverso?. Domanda retorica: da quando il “Make Italy Great Again” di Marinelli ha fatto l’occhiolino a Trump e la serie è diventata tossica per i network americani. Poi c’è la seconda risposta, più arida: i soldi. M è costata 65 milioni di euro per otto puntate, con scenografie monumentali e un cast da cinema. Sky e Fremantle hanno messo mano al portafoglio, lo Stato ci ha messo 15 milioni di tax credit. Il risultato è stato enorme, ma la seconda stagione – almeno per ora – non vede la luce. Troppo costosa, troppo “scomoda”, troppo rischiosa sul mercato estero. Scurati parla di “micro-censure” che corrodono le coscienze e di minacce ricevute a casa.
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