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Da Arpanet a internet, domani è il WWW day


ROMA – In principio fu Arpanet negli anni Sessanta: internet esisteva già grazie ad un progetto voluto dal ministero della Difesa degli Stati Uniti. Mancava l’accessibilità a livello globale. Si dovrà aspettare la fine degli anni Ottanta e l’inizio degli anni Novanta, ci sono voluti dieci anni di lavoro per costruire tutti gli elementi per un Web che potesse funzionare, dal protocollo http al il primo browser: il 12 marzo del 1989 nasce il progetto del World Wide Web – WWW – su iniziativa di Tim Berners-Lee, scienziato informatico del Cern, e del suo collega e co-sviluppatore Robert Cailliau che daranno vita ad un “ampio database ipertestuale con link”. La data di nascita vera e propria del World Wide Web viene comunemente indicata nel 6 agosto 1991, giorno in cui il primo sito web è stato pubblicato e giorno in cui Berners-Lee cominciò ad annunciare pubblicamente su diversi newsgroup l’esistenza del progetto WWW e la disponibilità del software. Il cambiamento radicale, la rivoluzione, è datata però 1993 momento in cui arriverà la possibilità di pubblicare contenuti anche fuori dal Cern.

Domani, primo agosto, si festeggia la Giornata mondiale del World Wide Web (World Wide Web Day). Nel 2024 il tasso di diffusione di Internet è pari all’86,2% (+2,5 punti percentuali rispetto all’anno precedente); questo valore sale al 93,4% tra le famiglie con almeno un componente tra i 16 e i 74 anni, in linea con la media Ue27 (94,1%). Nelle famiglie composte esclusivamente da anziani (convenzionalmente individui di 65 anni e più) si osserva una minore diffusione di Internet: solo sei su 10 (60,6%) dispongo di un accesso a Internet da casa. Al contrario, l’accesso risulta quasi universale nelle famiglie con almeno un minore (99,1%) e raggiunge il 94,5% nelle famiglie senza minori ma con membri non esclusivamente anziani. Lo evidenzia l’ultimo report Istat Cittadini e ICT disponibile. L’analisi territoriale evidenzia un persistente svantaggio del Mezzogiorno per l’accesso a Internet, con 4,8 punti percentuali in meno rispetto al Centro-nord.

Le regioni con la maggiore percentuale di famiglie connesse sono il Veneto e il Friuli Venezia Giulia (89,3% per entrambi) e il Trentino-Alto Adige (89,1%). Le regioni con le percentuali più basse sono, invece, la Sicilia (82,3%), il Molise (80,8%) e la Basilicata (79,7%). Il possesso di un titolo di studio elevato tra i componenti della famiglia – osserva l’Istat – è positivamente correlato alla disponibilità di un accesso a Internet: ne dispone il 98,3% delle famiglie con almeno un componente laureato, il 94,4% di quelle in cui il titolo di studio più elevato è il diploma superiore mentre si scende al 65,3% tra quelle in cui il titolo di studio più elevato è la licenza media. Nel 2024 l’81,9% della popolazione di sei anni e più ha usato Internet nei tre mesi precedenti l’intervista. L’uso di Internet ha raggiunto livelli prossimi alla saturazione per gran parte della popolazione. Oltre il 93% delle persone tra gli 11 e i 54 anni si è connessa alla Rete negli ultimi tre mesi; la quota scende invece al 68,1% tra le persone di 65-74 anni, per arrivare al 31,4% tra la popolazione di 75 anni e più. Tra il 2023 e il 2024 aumenta di 2,4 punti percentuali l’uso della Rete, con incrementi soprattutto nella popolazione adulta e anziana, con picchi nelle coorti dei 65-74enni e in quella di 75 anni e oltre (rispettivamente di +7,6 e +6,7 punti percentuali). L’uso delle ICT risulta ancora significativamente diverso tra la popolazione maschile e quella femminile. Nel 2024, infatti, dichiara di accedere a Internet l’84,5% degli uomini di sei anni e più a fronte del 79,5% delle donne. Questo divario, tuttavia, riguarda principalmente le classi di età più anziane: fino ai 59 anni le differenze di genere sono infatti nulle, mentre i 60-64 anni avvantaggiano gli uomini di 4,3 punti percentuali.

Tra gli individui ultra 75enni, infine, il vantaggio maschile nell’uso di Internet diventa particolarmente marcato (38,3% degli uomini contro il 26,5% delle donne). Nel 2024 si conferma l’esistenza di un importante divario territoriale. Il ritardo del Mezzogiorno (77,5%) nell’uso di Internet è reso evidente da uno scarto di 7 punti percentuali rispetto al Nord e di 5,9 punti percentuali rispetto al Centro. Il titolo di studio continua a essere un fattore discriminante: tra le persone di sei anni e più, naviga sul web il 95,8% di coloro che hanno una laurea e il 91,6% di quanti hanno un diploma di scuola secondaria superiore rispetto al 69,7% di chi ha conseguito al massimo la licenza media. Tra gli occupati le differenze tra dirigenti, imprenditori e liberi professionisti da un lato e operai dall’altro si sono gradualmente attenuate negli anni (96,5% contro 92,0%).
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