ROMA – “Oggi il nostro cuore, il cuore della nostra Chiesa napoletana, è attraversato da un dolore profondo per la morte di Vincenzo, Ciro, e Luigi. Tre uomini, tre lavoratori, tre storie spezzate mentre con dignità guadagnavano il pane per vivere. Erano in un cantiere, su un mezzo di sollevamento, ma in un attimo è crollato tutto: il cestello, il giorno, i sogni, le promesse. È crollato, ancora una volta, quel patto sacro che dovrebbe tenere insieme lavoro e sicurezza, fatica e dignità. Per questo non possiamo tacere. Non possiamo far finta che si tratti solo di una tragica fatalità”. Questo il messaggio inviato dall’arcivescovo metropolita di Napoli, il cardinale Domenico Battaglia, in occasione dei funerali degli operai morti a Napoli nella mattinata dello scorso 25 luglio. Oggi sono stati celebrati, a Napoli e a Calvizzano, i funerali di Luigi Romano e Ciro Pierro. Domani, sempre nel capoluogo, le esequie di Vincenzo Del Grosso. “Non possiamo accettare che la morte sul lavoro diventi notizia da dimenticare – scrive Battaglia -. Non è stato il destino. È stata l’assenza delle regole. È stata la mancanza di sicurezza e di controllo, la superficialità di chi doveva proteggere. È stato il silenzio di chi sa e non interviene, è stata la fretta che mette il profitto sopra la vita, è stato un sistema che ancora oggi, nel 2025, espone al morire chi lavora per vivere”.
“Questi nostri fratelli – continua l’arcivescovo – non sono morti per un caso. Sono stati uccisi da un’ingiustizia che ha nomi e responsabilità. E la Chiesa di Napoli, che prega per le vittime ed esprime alle famiglie e agli amici di Vincenzo, Ciro e Luigi tutta la sua vicinanza, sente anche il dovere di gridarlo. E di dire, ancora una volta, basta. Basta alle parole che coprono. Basta agli appalti senza scrupoli. Basta alla piaga devastante del lavoro nero. Il lavoro deve essere possibilità di vita e non rischio di morte. Deve promuovere la dignità, non mettere in pericolo”. “Chi lavora – scrive ancora don Mimmo Battaglia – ha diritto a tornare. A tornare la sera, a tavola, con le mani sporche ma il cuore salvo. A tornare a stringere i figli, a salutare gli amici, a dire “ci vediamo domani”. Ecco perché oggi il nostro lutto non può essere solo commozione. Deve diventare impegno. Deve diventare voce. Deve farsi lotta per una giustizia sociale che non sia parola astratta, ma carne viva di regole rispettate, controlli veri, dignità tutelata”.”Mentre celebriamo la Pasqua di questi nostri fratelli, mentre li affidiamo al Dio della vita che non lascia nulla e nessuno cadere nel vuoto, facciamoci noi stessi Vangelo vissuto: diventiamo sempre più una Chiesa che consola, ma anche denuncia; che prega, ma anche si espone; che accompagna il dolore senza mai rassegnarsi”, scrive l’arcivescovo.
“Alle famiglie di Vincenzo, Luigi, Ciro dico: il vostro dolore è il nostro. Il vostro Vescovo e tutta la Chiesa di Napoli – prosegue – è con voi. E vuole esservi accanto in questo momento di smarrimento e dolore condividendo con voi la certezza che il crocifisso risorto donerà a questi vostri cari ciò che la nostra società non ha saputo dare: rispetto, amore, sicurezza e rifugio. Agli amici, ai compagni, ai colleghi di Vincenzo, Luigi e Ciro, e a tutta la nostra gente, chiedo di non restare indifferenti. Non lasciamo che la loro memoria svanisca nel rumore dei giorni. Non permettiamo che il loro sangue venga assorbito dall’asfalto freddo della rassegnazione. Facciamo in modo che la loro morte non sia una fine, ma un inizio. Un inizio che diventa seme. Seme di giustizia, seme di tutela, seme di vita nuova. Seme che germoglia ogni volta che una regola viene rispettata, ogni volta che un lavoratore viene protetto, ogni volta che la dignità umana viene messa al primo posto. Vincenzo, Luigi, Ciro, in paradiso vi accolga Giuseppe di Nazareth, che come voi ha conosciuto il sudore delle mani, le giornate lunghe e il peso della fatica. Sia lui, uomo giusto, a prendervi per mano e a condurvi tra le braccia tenere e misericordiose del Padre”. “Riposate nella pace che meritate. E vegliate su di noi, su questo nostro territorio, su ogni cantiere, su ogni operaio, su ogni casa che si costruisce. La vostra morte – si conclude così il messaggio – non cada nel vuoto, ma diventi grido che sveglia le coscienze, memoria che educa e genera un futuro diverso, vento capace di spezzare via l’avidità e l’indifferenza. Il vostro nome resti vivo nella coscienza di tutti, e sia seme buono per un futuro in cui il lavoro non uccida, ma generi vita, dignità e speranza”.
CITTÀ METROPOLITANA: FERMARE STRAGE SILENZIOSA
La Città Metropolitana di Napoli, nel
giorno dei funerali, esprime “tutta la sua vicinanza alle
famiglie dei tre operai deceduti nel grave incidente sul lavoro
di venerdì scorso, al Rione Alto: Vincenzo Del Grosso, 54 anni,
Ciro Pierro, 62 anni e Luigi Romano, 67 anni, precipitati da
un’altezza di circa venti metri mentre erano intenti a
trasportare sul lastrico solare dei rotoli bituminosi”.
Questa mattina il consigliere metropolitano Luciano Borrelli,
insieme al sindaco di Calvizzano, Giacomo Pirozzi, ha portato il
cordoglio dell’ente di piazza Matteotti nella chiesa di Santa
Maria delle Grazie, parrocchia di San Giacomo Apostolo, dove si
sono tenute le esequie del loro concittadino Ciro Pierro.
“Dobbiamo fermare questa strage silenziosa. Sono troppi i
lavoratori che non fanno più ritorno a casa – dichiara Borrelli
-, è inaccettabile. Dobbiamo impegnarci tutti nel pretendere
maggiore sicurezza sui luoghi di lavoro e far crescere una
maggiore cultura della sicurezza, in generale. Porto la mia
vicinanza e quella della Città Metropolitana di Napoli, guidata
dal sindaco Gaetano Manfredi, a tutte le famiglie che piangono i
loro cari che hanno perso la vita mentre lavoravano”.
In apertura del Consiglio metropolitano di ieri, 30 luglio,
l’assise aveva osservato un minuto di silenzio.
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