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Bloomberg: l’FBI avrebbe oscurato il nome di Trump prima della pubblicazione dei documenti su Epstein


ROMA – L’FBI avrebbe rimosso il nome di Donald Trump dai documenti federali relativi all’inchiesta su Jeffrey Epstein.

Lo riporta una nuova inchiesta pubblicata da Bloomberg, secondo cui l’oscuramento sarebbe avvenuto prima della diffusione pubblica del materiale da parte del Dipartimento di Giustizia. La rivelazione arriva da tre fonti vicine all’FBI.

Secondo quanto riferito, una squadra incaricata della revisione finale degli archivi su Epstein avrebbe applicato oscuramenti ai nomi di diverse personalità pubbliche, tra cui Trump.

L’FBI avrebbe giustificato la scelta in base a due esenzioni previste dal Freedom of Information Act: una per proteggere la privacy dei cittadini, l’altra per evitare danni derivanti dalla citazione di nomi all’interno di atti investigativi.

Lo scorso febbraio, l’ex procuratrice Pam Bondi aveva presentato in un evento alla Casa Bianca il cosiddetto “Epstein Files”, promettendo documenti inediti. ù

In realtà, il materiale diffuso si è rivelato già noto, risalente al processo contro Ghislaine Maxwell, e includeva pagine del celebre “black book” con i nomi di Trump, Melania e altri membri della sua cerchia.

Dopo il clamore mediatico, Bondi avrebbe scritto all’FBI chiedendo conto della mancata consegna di migliaia di pagine promesse. Sempre secondo Bloomberg, Michael Seidel, funzionario senior dell’FBI, avrebbe lasciato il suo incarico poco dopo.

IL NOME DI TRUMP RIMARRA’ OSCURATO?

Fonti interne al Bureau riferiscono che decine di nomi noti – incluso quello di Trump – sarebbero apparsi nei file, ma che l’FBI ne avrebbe bloccato la pubblicazione perché Trump, all’epoca dell’inizio dell’indagine su Epstein (2006), era un cittadino privato.

Il Dipartimento di Giustizia ha dichiarato che “nessuna ulteriore divulgazione sarebbe appropriata o giustificata”. Né la Casa Bianca né l’FBI hanno commentato il caso.

UNA PROMESSA CHE DIVIDE

La gestione del caso Epstein continua a suscitare tensioni anche tra i sostenitori di Trump, alcuni dei quali accusano l’amministrazione di non aver mantenuto le promesse di trasparenza.

A oggi, l’unico modo per rendere pubblico il nome dell’ex presidente sarebbe una sua esplicita rinuncia alla tutela della privacy. Un’eventualità che, secondo Bloomberg, appare assai improbabile.
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