ROMA – “L’umanità deve porre fine alla guerra o la guerra porrà fine all’umanità”. Lo ha detto il cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Conferenza Episcopale Italiana (Cei), nel corso dell’omelia a Piazza san Pietro in occasione della celebrazione ‘Tu sei Pietro’, organizzata in occasione del Giubileo dei giovani. Oltre 40mila i ragazzi e le ragazze da tutto il mondo. Il cardinale dedica un pensiero a Papa Francesco, scomparso lo scorso 21 aprile: “Penso che Papa Francesco ci benedica dal Cielo”. Come scrive Vatican News, Zuppi ha detto ancora: “Sentitevi abbracciati questa sera da tutta la Chiesa che guarda con gioia, simpatia e fiducia la freschezza e la spontaneità della vostra vita”.
Si torna a parlare del dramma della violenza e delle guerre, che secondo il capo dei vescovi sono “croci costruite follemente dagli uomini che fabbricano armi per uccidere” e che “distruggono quello che fa vivere, anche gli ospedali. La Chiesa è sotto la croce con gli occhi pieni di lacrime e il cuore ferito per tanta enorme sofferenza, insopportabile per una madre come deve esserlo sempre per l’umanità tutta”. Citando le parole di Papa Leone XIV, che subito dopo l’elezione invocò “una pace disarmata e disarmante”, l’arcivescovo di Bologna lancia un’esortazione: “Disarmiamo i nostri cuori per disarmare cuori e mani di un mondo violento, per guarirne le cicatrici, per impedire nuovi conflitti!”. Quello attuale per Zuppi “È un mondo che accetta di nuovo come normale pensarsi l’uno contro l’altro o l’uno senza l’altro, che in modo dissennato non ha paura della forza inimmaginabile degli ordigni nucleari”. La vita, aggiunge, “va difesa sempre, dal suo inizio alla fine, di tutti, senza distinzioni, rivestendo la persona sempre di dignità e cura”. Pertanto, invita le comunità, anche le più piccole, a diventare “case di pace: siete piccole ma mai mediocri, grandi perché umili, libere perché legate dall’amore, capaci di lavorare gli uni per gli altri e di pensarsi insieme”.
ECCO IL ‘MANIFESTO DEI GIOVANI CRISTIANI D’EUROPA’
“Non siamo turisti spirituali. Siamo pellegrini di significato. Arriviamo con zaini pieni di dubbi, ferite, canti e speranza. E con una certezza nel cuore: Cristo è vivo. E ci chiama”. Comincia così il ‘Manifesto dei giovani cristiani d’Europa’, letto oggi in più lingue nella basilica di Santa Maria in Trastevere, dopo un momento di preghiera per la pace presieduto da monsignor Rino Fisichella, pro-prefetto del Dicastero per l’evangelizzazione. Quella compiuta dal Manifesto a Roma, in occasione del Giubileo dei giovani, è la prima tappa di un percorso che, nel 2027, lo porterà a Santiago, per poi arrivare nel 2033 a Gerusalemme, nell’anno in cui si celebreranno duemila anni dalla Risurrezione di Cristo. L’iniziativa, originata dalla Conferenza episcopale spagnola, è sostenuta dal Ccee e da numerose Conferenze episcopali, diocesi, parrocchie e movimenti ecclesiali in tutta Europa. “Scegliamo di camminare- scrivono i giovani- perché seguire Cristo non significa restare fermi. Significa lasciarsi alle spalle la comodità, il cinismo e il ‘non mi interessa’. Significa mettersi in cammino. Da Roma andremo a Santiago de Compostela. Da Santiago de Compostela a Gerusalemme. E da lì al mondo. Scegliamo di annunciare. Non con discorsi vuoti, ma con vite autentiche. Con musica, social media, arte, silenzio, presenza. Con una fede che non impone, ma propone”. Continua il Manifesto: “Chiediamo alla Chiesa di fidarsi di noi”, e “di permetterci di sbagliare, di servire, di crescere. Di offrirci cammini veri, comunità vive, pastori che camminano con noi. Chiediamo ai giovani del mondo: non placate la vostra sete. Non accontentatevi di una vita senza verità”. Prosegue il Manifesto dei giovani: “Da Roma proclamiamo: Gesù è il Signore! Siamo la sua generazione! Siamo la sua Chiesa! Non siamo un esperimento. Non siamo un’appendice. Siamo il dono di Dio al mondo”. Dopo la proclamazione ufficiale del Manifesto, i giovani presenti si sono messi in cammino verso il Circo Massimo, dove stanno affluendo anche i loro coetanei per la giornata giubilare delle confessioni, con le apposite tende – munite anche di un sistema di refrigerazione – in cui troveranno posto, alternandosi fino alle 18, circa mille sacerdoti.
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