ROMA – Il piano di occupazione totale della Striscia di Gaza solleva obiezioni interne alle Forze di Difesa Israeliane. A riportare le reazioni a dir poco tiepide dell’esercito di Tel Aviv alle dichiarazioni del premier Netanyahu sulla presa completa di Gaza, sono gli stessi media israeliani, tra cui Times of Israel, che parla proprio di “perplessità delle IDF” e del “rischio per gli ostaggi” che il nuovo piano potrebbe comportare.
“SE IL CAPO DI STATO MAGGIORE DELLE IDF È CONTRARIO, ALLORA SI DIMETTA”
Non solo, il sito di notizie Ynet ha citato un alto funzionario vicino al Primo Ministro che ha dichiarato: “Il dado è tratto: puntiamo all’occupazione totale della Striscia di Gaza, ci saranno operazioni anche nelle aree in cui sono tenuti gli ostaggi”. E “se il capo di stato maggiore non è d’accordo- ha aggiunto- dovrebbe dimettersi”, riferendosi al capo di stato maggiore delle IDF, il tenente generale Eyal Zamir che, a quanto pare, non ha ben accolto la proposta dell’occupazione di Gaza.
NUOVO PIANO DI OCCUPAZIONE DELLA STRISCIA: I DUBBI DI EYAL ZAMIR
Le truppe israeliane attualmente controllano circa il 75% della Striscia di Gaza. Secondo il nuovo piano, secondo quanto riportato da Times of Israel, l’esercito dovrebbe occupare anche il territorio rimanente, portando l’intera enclave sotto il controllo israeliano. “Non è chiaro cosa significherebbe una simile mossa per i milioni di civili della Striscia e per le organizzazioni umanitarie che operano nell’enclave”, sostiene il quotidiano, aggiungendo che “le IDF hanno dichiarato di essere contrarie all’occupazione dell’intera Striscia, e l’esercito ha valutato che potrebbero volerci anni per sgomberare tutte le infrastrutture di Hamas. Potrebbe anche mettere gli ostaggi a rischio di essere giustiziati dai loro rapitori se le truppe si avvicinassero al luogo in cui sono tenuti prigionieri”. In sostanza, il piano di conquista è “troppo costoso, troppo rischioso e sostanzialmente inutile”, è l’analisi riportata del capo di stato maggiore delle IDF, il tenente generale Eyal Zamir.
MA IL PREMIER CERCA IL SOSTEGNO DEL GOVERNO
Il tutto è emerso nella giornata di ieri, lunedì 4 agosto, quando sono state diffuse notizie rispetto alla volontà del premier israeliano di convocare il governo per dare istruzioni alle forze militari su come procedere con lo sforzo bellico. Secondo quanto riportato dai media ebraici, diversi ministri hanno affermato che Netanyahu ha usato il termine “occupazione della Striscia”, in conversazioni private descrivendo la sua visione per l’espansione delle operazioni militari, alzando i toni, mentre il governo si prepara a discutere il futuro della campagna di Gaza. In sostanza, il Primo Ministro Benjamin Netanyahu avrebbe dichiarato questa settimana ai ministri che cercherà il sostegno del governo per un piano di occupazione totale della Striscia di Gaza, nonostante le obiezioni interne alle Forze di Difesa Israeliane.
GABINETTO DI SICUREZZA SPACCATO: CHI È A FAVORE, CHI CONTRO
Lo stesso Times of Israel spiega che sulla questione il gabinetto di sicurezza israeliano è spaccato. Il consenso dell’ala dell’ultra destra è scontato per l’espansione delle operazioni: sono favorevoli il ministro degli Affari strategici Ron Dermer, il ministro delle Finanze Bezalel Smotrich, il ministro della Sicurezza nazionale Itamar Ben Gvir, il segretario militare, il maggiore generale Roman Gofman, e il segretario di gabinetto Yossi Fuchs. Dall’altro lato, le posizioni non sono unanimi, perché nello stesso gabinetto di sicurezza non manca chi chiede al contrario di proseguire gli sforzi per un cessate il fuoco: tra questi figurano il capo di stato maggiore delle IDF, il tenente generale Eyal Zamir, il ministro degli Esteri Gideon Saar, il leader dello Shas Aryeh Deri, il consigliere per la sicurezza nazionale Tzachi Hanegbi, il capo del Mossad David Barnea, il negoziatore dello Shin Bet e il maggiore generale Nitzan Alon, che supervisiona il fascicolo sugli ostaggi per conto dell’esercito.
IL FIGLIO DI NETANYAHU E L’ACCUSA DI GOLPE
In particolare, la reazione del capo di stato maggiore Eyal Zamir è finita nel mirino dell’entourage di Netanyahu che ha parlato attraverso “un alto funzionario” invitandolo il militare a dimettersi. Oggi Yair Netanyahu, figlio del primo ministro, su X attacca Zamir accusandolo addirittura di guidare una “rivolta e un tentativo di colpo di Stato”.
LA ‘RISPOSTA’ DEL GENERALE: CANCELLATA L’EMERGENZA BELLICA
La risposta del capo di stato maggiore non si è fatta attendere: secondo quanto riporta Ynet, “mentre le IDF non hanno risposto ufficialmente alle notizie, secondo cui personaggi vicini a Netanyahu avrebbero suggerito che il Capo di Stato Maggiore, Tenente Generale Eyal Zamir, avrebbe potuto essere rimosso se si fosse opposto ai piani di guerra del governo- riporta l’agenzia- l’esercito ha annunciato pochi minuti prima che tali notizie emergessero di aver annullato l’ordine di emergenza in tempo di guerra che aveva esteso il servizio di riserva dei soldati regolari di altri quattro mesi dopo il massacro guidato da Hamas del 7 ottobre”. In sintesi: l’esercito israeliano ha annunciato la cancellazione dello stato di emergenza bellica perché “i battaglioni sono esausti”. Questa mossa si tradurrà quindi nella riduzione dei contingenti dell’esercito regolare.
L’APPELLO DI 600 EX OO7: “QUESTA NON È PIÙ UNA GUERRA GIUSTA”
In coincidenza con l’annuncio della nuova offensiva, in linea con i vertici dell’Idf, si sono espressi quasi 600 ex funzionari della sicurezza israeliana che hanno firmato un appello per la fine delle ostilità. “Secondo il nostro parere professionale, Hamas non rappresenta più una minaccia strategica- sottoscrivono gli ex 007- Questa ha smesso di essere una guerra giusta”. Tra i firmatari figurano ex capi dei servizi, generali e l’ex premier Ehud Barak.
IL SOSTEGNO DI TRUMP ALL’OCCUPAZIONE DI GAZA
Di senso opposto, di pieno sostegno alle direttive del premier israeliano, sarebbe invece il presidente americano Donald Trump. La fonte è sempre Ynet: “Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha dato al primo ministro Benyamin Netanyahu il via libera per lanciare un’operazione militare contro Hamas. Israele e Washington concordano che Hamas non voglia un accordo”.
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