ROMA – L’impegno per un mondo senza fame, la crisi del multilateralismo e la necessità di una nuova cooperazione internazionale. Sono stati questi i temi al centro della cerimonia di inaugurazione del Museo e Rete per l’Alimentazione e l’Agricoltura della FAO, che oggi a Roma ha celebrato gli ottant’anni dell’organizzazione delle Nazioni Unite e la Giornata mondiale dell’alimentazione.
Alla cerimonia, nella sede della FAO, hanno preso parte il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, papa Leone XIV e il ministro degli Esteri Antonio Tajani, insieme a rappresentanti del corpo diplomatico e delle principali istituzioni internazionali.
MATTARELLA: “INACCETTABILE REGRESSO DEL SISTEMA MULTILATERALE”
“Il ‘Museo e Rete per l’Alimentazione’ è un’iniziativa che, oltre a consentirci di ripercorrere la storia di un’Istituzione internazionale che siamo lieti sia ospitata in Roma sin dal 1951, trasmette un importante messaggio di un impegno che via via si è precisato nella sua valenza strategica: dalla sicurezza alimentare alla sostenibilità degli ecosistemi”, ha detto il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
“Il percorso per raggiungere questi obiettivi – già da tempo tracciato nell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite – resta purtroppo in gran parte ancora inattuato, ivi inclusa l’aspirazione ad un mondo senza più fame. È un triste paradosso che proprio mentre crescono le conoscenze, le risorse e le potenzialità tecnologiche, anche con rilevanti applicazioni al settore agricolo, assistiamo a nuovi scenari di carestia, a inaccettabili sperequazioni e a un regresso di quel sistema multilaterale, unico paradigma in grado di dare vere risposte a questi bisogni. Si tratta di una inversione di rotta incomprensibile e inaccettabile”.
Mattarella ha poi sottolineato: “Le Istituzioni multilaterali più direttamente impegnate nella lotta all’insicurezza alimentare sono strumenti preziosi ed esprimono consapevolezza della indivisibilità dei destini umani. Perché questo impegno risulti efficace e costante nel tempo, esso deve trovare alimento in un’adeguata sensibilizzazione su tematiche tanto rilevanti quanto spesso relegate ai margini del dibattito pubblico. La conoscenza resta il primo motore per stimolare un maggiore impegno, orientando le energie, soprattutto delle nuove generazioni, per raccogliere le sfide e rendere possibile la costruzione di un futuro più equo”.
Il presidente ha infine ringraziato “tutti coloro che hanno concepito e realizzato questa iniziativa e gli artisti, tecnici e maestranze che hanno reso possibile l’inaugurazione di oggi, arricchendo così il valore delle celebrazioni degli ottant’anni della FAO e della Giornata Mondiale dell’Alimentazione”.
LEONE XIV: “CHI HA FAME È MIO FRATELLO, SERVE SOLIDARIETÀ CONCRETA”
Nel suo intervento, papa Leone XIV ha ricordato: “Chi patisce la fame non è un estraneo. È mio fratello e devo aiutarlo senza indugio”.
“L’obiettivo che ci vede ora riuniti è tanto nobile quanto ineludibile – ha aggiunto, parlando in spagnolo – mobilitare tutte le energie disponibili, in uno spirito di solidarietà, affinché nel mondo a nessuno manchi il cibo necessario, sia in quantità sia in qualità”.
Il pontefice ha poi denunciato l’indifferenza della comunità internazionale: “Siamo diventati testimoni abulici di una violenza lacerante, quando, in realtà, le tragedie umanitarie ben note a tutti dovrebbero spronarci a essere artigiani di pace. Il mondo non può continuare ad assistere a spettacoli così macabri come quelli in corso in numerose regioni della terra. Bisogna porvi fine il prima possibile”.
Leone XIV ha richiamato “l’importanza del multilateralismo” e “la necessità di ripensare la cooperazione internazionale, ascoltando senza filtri la voce dei Paesi più poveri, senza imporre soluzioni fabbricate in uffici lontani”.
TAJANI: “PRIMA DI ESSERE POLITICI, SIAMO ESSERI UMANI”
Alla cerimonia è intervenuto anche il ministro degli Esteri Antonio Tajani, che ha detto: “Sono padre e nonno, veder morire bambini che hanno l’età dei miei nipoti mi fa venire la pelle d’oca. Pensiamo a quante mamme e nonne, a differenza nostra, non possono veder crescere i loro nipoti e figli. Questo ci deve spingere a lavorare insieme, al di là delle nostre differenze politiche. Prima di essere politici siamo donne e uomini: abbiamo il dovere di difendere le vite umane”.
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