ROMA – Centoventi i corpi dei cittadini palestinesi restituiti da Israele, nell’ambito dello scambio di prigionieri previsto nella prima fase del cessate il fuoco siglata lo scorso lunedì a Sharm El-Sheikh. A confermarlo, il Media office del governo di Gaza, secondo cui i corpi, “decine dei quali devono ancora essere identificati”, mostrano “segni evidenti di esecuzioni sommarie e torture brutali” e per questo si chiede “la creazione urgente di una commissione d’inchiesta internazionale indipendente, per indagare su questi crimini efferati e per chiamare i leader israeliani a rispondere delle loro azioni per i crimini di guerra commessi contro il nostro popolo nella Striscia di Gaza”.
In particolare, l’ufficio stampa governativo riferisce di segni di impiccagione e corde legate intorno al collo; colpi d’arma da fuoco esplosi a distanza ravvicinata; mani e piedi legati con fascette di plastica; occhi bendati; segni di schiacciamento determinato dal passaggio di automezzi dotati di cingoli; fratture, ustioni e ferite profonde. Tutto questo, concludono i responsabili, indicherebbe “esecuzioni sommarie e torture”. Sul suo profilo X, Munir Al-Bursh, direttore generale del ministero della Salute di Gaza, ha commentato: “I corpi dei prigionieri di Gaza ci sono stati restituiti legati come animali, bendati e con orribili segni di torture e ustioni, a testimonianza delle atrocità commesse in segreto. Tuttavia”, ha aggiunto, “si tratta di crimini che non possono essere nascosti”. Ha poi confermato che le salme non sarebbero state prelevate dalle sepolture bensì erano conservate negli obitori israeliani, dove sarebbero “rimaste per mesi”.
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