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Bangladesh, a scuola tra le piantagioni di tè


ROMA – Il Bangladesh è una delle economie più vivaci e in crescita nel panorama mondiale, come dimostra anche l’annuncio di giovedì del presidente brasiliano Inacio Lula Da Silva di compiere una missione a Dhaka nel febbraio prossimo, per “condividere la nostra esperienza sulla sanità universale e apprendere dal lavoro pioneristico fatto dal Bangladesh in tema di imprenditoria sociale e microcredito”. Un concetto, quest’ultimo, sviluppato dall’economista bengalese Muhammad Yunus, grazie al quale ha ottenuto un Nobel per la Pace nel 2006 ed è stato poi indicato nel 2024 come capo dell’esecutivo a interim da quegli stessi movimenti della società civile che avevano portato in piazza milioni di giovani, determinando le dimissioni del governo. Lula ha dato notizia del suo prossimo viaggio al termine del bilaterale con Yunis, incontrandolo a margine del vertice Fao del 16 ottobre, in cui è stata celebrata la Giornata mondiale dell’alimentazione. L’arrivo del presidente brasiliano a febbraio prossimo non è una data casuale: è il mese in cui si terranno le elezioni generali, che l’esecutivo ad interim sta organizzando dopo gli sconvolgimenti politici dell’estate 2024.

PROBLEMI E SFIDE DA AFFRONTARE PER CHI SARÀ ELETTO

Tante le sfide che le future istituzioni elette dovranno affrontare, a partire da quelle demografiche: sugli oltre 174 milioni di abitanti, un terzo – 46 milioni – ha meno di 30 anni. Stando a dati della Banca Mondiale, quasi il 6% della popolazione nel 2022 viveva con meno di 3 dollari al giorno, mentre nel 2024 il Reddito intorno lordo ammontava a 2.820 dollari a testa. Quanto alla disoccupazione giovanile, l’Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo) stima che ammonti al 16,8%, di cui il 22,7% colpisce le donne e il 14,8% gli uomini. Sale poi rispettivamente al 49,3% e all’11,1% per coloro che non lavorano, non studiano e non seguono corsi di formazione. Una condizione generalmente difficile dunque, quella dei giovani bengalesi, che si fa ancora più preoccupante per le comunità della regione nord-orientale del Sylhet. Qui, tra le storiche coltivazioni di tè, il tasso di povertà supera addirittura di tre volte la media nazionale a causa dei salari molto bassi: 122 taka in media al giorno, pari a circa circa 1,28 euro. Ecco allora che bambini e adolescenti iniziano presto ad aiutare i genitori nei campi, aumentando il tasso di abbandono scolastico e favorendo pratiche quali i matrimoni e le gravidanze precoci. Uno studio ha rivelato che il 59% delle donne tra i 20 e i 24 anni si è sposata prima dei 18 anni.

ISTRUZIONE DI QUALITÀ QUASI DEL TUTTO GRATUITA

E’ per garantire un futuro di opportunità alle future generazioni che la congregazione dei Fratelli Maristi – sostenuti dalla Fondazione Marista e da fondi dell’8xmille alla Chiesa cattolica – ha istituito una scuola per ragazze e ragazzi dagli undici ai quindici anni, dotata anche di un ostello per coloro che arrivano da lontano e servizi medico-sanitari. All’agenzia Dire ne parla fra’ Vigirio Bwalya, originario dello Zambia, oggi coordinatore del progetto alla Saint Marcellin School a Giasnogor, nel distretto di Moulvibazar: “Abbiamo avviato questo progetto nel 2017 per offrire istruzione di qualità e quasi completamente gratuita a più di 400 giovani: oggi abbiamo 203 studentesse e 218 studenti iscritti”. I maristi mettono a disposizione borse di studio per sostenere i costi, grazie alle quali “i nostri studenti devono contribuire alle spese solo in minima parte” afferma il coordinatore. “Inoltre, provvediamo al salario degli insegnanti e degli altri impiegati della scuola”. I pasti quotidiani sono garantiti tramite il servizio mensa mentre l’alloggio, per alcuni, è offerto grazie ai due ostelli finanziati coi fondi della Cei. Un intervento a cui le famiglie “reagiscono con entusiasmo- assicura fra’ Vigirio Bwalya-, solo lo scorso anno abbiamo ricevuto 150 domande per gli ostelli, dal momento che ci sono giovani che arrivano da villaggi e città che distano molti chilometri. Apprezzano il nostro lavoro e sanno che rispettiamo le religioni e le culture di tutti i nostri allievi, senza discriminazioni. Infatti le richieste superano i posti disponibili”.

IL PROBLEMA DEL LAVORO MINORILE

Un intervento che acquista tanto più valore se si guarda alle statistiche dell’area: a Moulvibazar il tasso di lavoro minorile arriva al 15,6%, mentre nel Sylhet in generale supera il 19%, mentre la permanenza dei minori a scuola non supera i tre anni, rispetto ai 6,2 della media nazionale. Uno studio ha dimostrato che, sebbene lo Stato incoraggi la scolarizzazione garantendo la gratuità dei primi otto anni di scuola sui dodici totali, l’istruzione è di bassa qualità a causa della mancanza di fondi, soprattutto nelle aree più svantaggiate. Infatti, la località di Shatghor, nei pressi della quale sorge la scuola St. Marcellin, presenta servizi scadenti. Ciò aumenta la marginalizzazione di queste comunità. Nel Sylhet inoltre si concentrano diverse minoranze etniche, alcune delle quali eredi dei lavoratori indiani portati dagli imprenditori britannici, che nel XIX secolo per primi avviarono le coltivazioni del tè: 150 le piantagioni attuali, tra le più grandi al mondo, dove però la maggior parte dei lavoratori sono legati a doppio filo ai proprietari terrieri, da cui affittano anche le case. Riprende fra’ Vigirio Bwalya: “Le famiglie da cui provengono i nostri studenti non hanno delle belle storie alle spalle: i salari sono veramente bassi, le case sono umili, non hanno accesso a un’alimentazione completa e nutriente e la maggior parte dei genitori sono analfabeti. Molti di loro non si considerano neanche bengalesi, perché immigrati indiani venuti qui per cercare lavoro. Si sentono per lo più senza radici e non riescono a possedere né le case né la terra: lavorano per i proprietari delle piantagioni, sempre nel timore di essere scacciati e restare senza nulla. Queste comunità non hanno voce e l’analfabetismo si trasmette di padre in figlio”.

IL MISSIONARIO: QUEST’ANNO ABBIAMO DEGLI ISCRITTI ALL’UNIVERSITÀ

Per questo, conclude il missionario marista, “siamo venuti qui: vogliamo migliorare il sistema educativo, sperando un giorno di spezzare questo circolo vizioso di povertà e analfabetismo”. Il successo più grande che finora la scuola ha conseguito? “Gli studenti che si sono diplomati finora con noi- risponde- stanno proseguendo gli studi e quest’anno abbiamo degli iscritti all’università”.
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