ROMA – I ladri del Louvre restano a piede libero, mentre un team di 60 investigatori sono al lavoro per risalire alle loro identità e per ricostruire quegli attimi in cui domenica mattina scorsa, 19 ottobre, quattro finti operai hanno fatto razzia di due teche con i gioielli della Corona. Le testate francesi lo hanno già chiamato il “colpo del secolo”. Non la pensa così invece chi ha compiuto il furto che, almeno fino a ieri, deteneva questo titolo.
IL COLPO AL WORLD DIAMOND CENTER, LA SERIE NETFLIX: CHI È NOTARBATOLO
Leonardo Notarbartolo nel 2023 ha svaligiato insieme ad altri 4 complici il caveau del World Diamond Center di Anversa e di quel colpo ne è stato la mente, ma ne ha poi pagato le conseguenze, con una condanna in carcere a 10 anni. Il tutto meritandosi comunque un docufilm e una serie Tv Netflix, dove il suo personaggio è stato interpretato da Kim Rossi Stuart. Il quotidiano “La Stampa” lo ha rintracciato, ora che è un “ladro in pensione” e, pagato il suo debito con la giustizia, vive in provincia di Torino per chiedergli una valutazione dell’opera compiuta dai suoi ‘colleghi’ a Parigi, in uno dei musei più famosi del mondo. Il giudizio è una ‘mezza’ promozione: “Un colpo bello, interessante”, ma solo “quasi perfetto”. Ecco perché.
“CI HANNO MESSO 5 MINUTI E SONO STATI ALMENO 6 PERSONE”
Prima di tutto, il ladro gentiluomo italiano rivede le tempistiche e il numero dei partecipanti, rispetto le prime analisi diffuse dagli inquirenti. Non crede alla stima dei “7 minuti”: “Avranno impiegato al massimo cinque minuti- corregge- Di più gli sarebbe piombata la polizia addosso”. E poi rispetto a quanti vi abbiano partecipato fa un conteggio diverso. A suo dire infatti, per portare a termine un colpo come quello del Louvre, servono “almeno sei o sette persone, quattro interni e due esterni fuori”. L’idea di operare di giorno, travestiti da operai, è stata “abbastanza intelligente”, commenta, così “nessuno ha pensato che fossero lì per rubare i gioielli di Napoleone”. Al contrario, “di notte non avrebbero nemmeno raggiunto i corridoi perché sarebbe entrato in funzione l’allarme e lì la polizia è molto vicina al Louvre”.
L’AIUTO DELLE TALPE INTERNE: “SENZA NON POTEVANO FARE UN COLPO DEL GENERE”
“Questo colpo era possibile soltanto in pieno giorno. E con l’auto di più persone”, aggiunge poi. Si riferisce a eventuali “talpe interne”: “Come si può fare un colpo del genere se non le hai?”, domanda conoscendo già la risposta. “Almeno uno che lavorava lì dentro era nel mazzo dei ladri- si dice sicuro- Che fosse un uomo delle pulizie o un sorvegliante sposta nulla. Serviva un occhio da insider. E lo avevano di sicuro. Forse più di uno”, azzarda. Avanza poi dubbi anche sul come sia stato possibile piazzare un montacarichi sulla strada, in pieno giorno, nel centro di Parigi: “Salire con un carrello fin lassù vestiti da lavoranti è complicato. Sei al Louvre non in una palazzina di periferia. Come è possibile che nessuno abbia chiesto le autorizzazioni? O devo pensare male?”.
I DUE PUNTI DEBOLI DEL COLPO AL LOUVRE
Il ladro di diamanti di Anversa passa quindi in rassegna quelli che possono rappresentare i ‘punti deboli’ del piano dei rapinatori dei gioielli dell’imperatore. In primis, gli anelli deboli potrebbero essere proprio gli aiuti ‘insider’: “Se dovessi scommettere- è la sua previsione- direi che il primo a saltare fuori sarà la talpa interna. Poi verrà il resto. Forse”.
Secondo punto debole invece è un’altra previsione: “Non sarà facile vendere quella merce. Non è una rapina in gioielleria, è un colpo al Louvre ripeto, c’è il valore storico, è tutto molto complicato” Il rischio, per i malviventi, è che si ripeta quanto avvenuto dopo il furto alla Palazzina di Caccia di Stupinigi in provincia di Torino, spiega. In quel caso, i ladri fecero ritrovare il materiale dopo un anno e mezzo perché non riuscirono a piazzarlo sul mercato. Notarbartolo prevede che sarà un “copia incolla” di quel caso.
CHI SONO GLI AUTORI DEL FURTO AL LOUVRE? “RAPINATORI DI GIOIELLERIE”
Ad avvalorare questa previsione è il “curriculum” degli autori del furto del Louvre, che Notarbartolo sembra conoscere e che ritiene di un livello diverso da quello che avevano lui e i suoi complici di Anversa. “Questi sono abituati a fare rapine nelle gioiellerie…”, si lascia sfuggire, avvalorando una delle tesi che si sta facendo strada nei rumors della stampa francese. Sulla base di alcune testimonianze dei presenti al Louvre al momento del furto, si ritiene infatti che, avendo sentito i ladri parlare in una lingua straniera, siano riconducibili ai “Pink panther”. Si tratta di una banda composta per lo più da ex militari e paramilitari in maggioranza di Serbia e Montenegro diventata celebre dagli anni Novanta per aver messo a segno decine di colpi milionari in Europa e anche in Francia. Nel mirino, dal 2007 al 2021 la gioielleria americana Harry Winston in avenue Montaigne a Parigi, poi l’Hotel Carlton di Cannes,e ancora lla gioielleria Chaumet degli Champs Élysée con bottini da decine di milioni di euro, mai ritrovati.
IL CONSIGLIO AI “COLLEGHI”
Insomma, la mente del colpo del secolo ritiene che o i ladri siano presi per una soffiata dei propri ‘partner’, o che dovranno comunque restituire il preziosissimo maltolto. Il giornalista alla fine gli chiede quello che vorrebbero sentire- forse- i ‘colleghi’ in fuga, ovvero il consiglio di uno esperto. “Gli direi di starsene fermi un bel po’. Di non muovere nulla per alcuni mesi- è il verdetto- A quest’ora già gli investigatori staranno incrociando migliaia di filmati con l’intelligenza artificiale, si figuri”.
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