PALERMO – C’è anche don Luigi Ciotti, fondatore di Libera e Gruppo Abele, accanto agli imputati del processo ‘Mare Jonio’ che si apre oggi a Ragusa. “Salvare vite in mare viene definito un reato, ‘favoreggiamento dell’immigrazione clandestina’, quindi l’unico modo per non incorrere nell’accusa sarebbe lasciar morire la gente, voltare la testa dall’altra parte?”, le parole di don Ciotti.”Viene anche detto che i soccorritori della Mare Jonio ‘hanno tratto un vantaggio economico’ dalla loro opera – ha aggiunto -, dimenticando che i soldi raccolti dalle ong come Mediterranea servono per tenere le barche in mare e farle arrivare là dove serve aiuto. Quell’aiuto che le istituzioni troppo spesso negano o attivano con ritardo. Non ci sono vantaggi economici per nessuno, ma un salvataggio dell’etica collettiva che altrimenti vedremmo affondare insieme ai corpi dei migranti”.
“IL GRANDE PARADOSSO DELLO STATO ITALIANO”
“Ecco il grande paradosso. Per contrastare l’immigrazione illegale – ha continuato don Ciotti -, lo Stato italiano dà soldi alle istituzioni libiche, all’interno delle quali agiscono come è ormai noto anche trafficanti di esseri umani. Lo stesso Stato organizza e paga un volo di rientro in Libia per uno di quei trafficanti, prima che possa essere assicurato alla giustizia internazionale. Quando dei cittadini invece si organizzano per salvare vite, e raccolgono da altri cittadini le risorse per farlo, vengono accusati di violare la legge. Se l’umanità è reato, e la disumanità ragion di Stato, siamo alla fine dell’etica. Stiamo abdicando a tutti i principi della democrazia”.
COSA È SUCCESSO L’11 SETTEMBRE 2020
Si apre così questa mattina, martedì 21 ottobre, a Ragusa il processo a Mediterranea saving humans. Su richiesta della Procura sono stati rinviati a giudizio sei attivisti con l’accusa di favoreggiamento aggravato dell’immigrazione clandestina. I fatti risalgono all’11 settembre 2020, quando la nave ‘Mare Jonio’ intervenne per soccorrere 27 migranti che da 38 giorni si trovavano a bordo della petroliera danese Maersk Etienne.
IL SOSTEGNO DELLA CGIL: “BASTA CRIMINALIZZARE CHI SALVA VITE IN MARE”
“Mediterranea – dice una nota della Cgil – ha scelto ancora una volta di stare dalla parte della vita”. I migranti furono portati in salvo e sbarcati nel porto di Pozzallo, con l’autorizzazione delle autorità italiane. Tre mesi dopo la compagnia Maersk Tankers fece una donazione a sostegno delle attività di soccorso civile in mare. Per questo intervento in mare gli attivisti sono stati rinviati a giudizio.La Cgil fa sapere di essere presente in aula insieme con altre associazioni “per manifestare e testimoniare vicinanza e solidarietà all’equipaggio, nell’auspicio che il processo possa chiarire finalmente le posizioni degli attivisti nel pieno rispetto del principio di indipendenza e autonomia della magistratura”. In Aula al Tribunale di Ragusa Alfio Mannino, segretario generale Cgil Sicilia, Peppe Scifo, della Cgil nazionale, e Giuseppe Roccuzzo, segretario generale della Cgil iblea.”La nostra presenza – dice la nota del sindacato – oltre a testimoniare la solidarietà agli imputati, conferma il pieno sostegno all’azione delle ong impegnate nei salvataggi in mare. E ancora una volta ribadisce la contrarietà della Cgil insieme alle tante realtà della società civile, alla linea politica del governo che criminalizza le ong che salvano le vite in mare”. Per la Cgil “è urgente contrastare le norme che criminalizzano il soccorso in mare a partire dal decreto 145 del 2024, che introduce prescrizioni che di fatto rendono quasi impossibile le attività di salvataggio nel Mediterraneo con l’inevitabile conseguenza dell’aumento del numero delle vittime di naufraghi per mancato soccorso”.”Non è possibile – prosegue la nota – continuare ad assistere a questa tragedia che come le guerre produce migliaia di morti innocenti nel Mar Mediterraneo ormai diventato un cimitero. E non è più tollerabile l’indifferenza delle istituzioni nazionali ed europee sempre più determinate ad innalzare muri contro i migranti che scappano da situazioni di guerra, fame e stravolgimenti climatici”.Per la Cgil “l’Europa non può continuare a essere la fortezza dove al suo interno si rinchiudono indifferenza e disumanità”.
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