FIRENZE – È arrivata da Gaza, nata prematura alla 33esima settimana, quando aveva solo 10 giorni, con un tumore molto raro, un teratoma sacro-coccigeo. I medici del Meyer l’hanno operata appena le sue condizioni lo hanno permesso, asportandole una neoformazione di circa due chili. “Adesso la piccola sta meglio e prosegue il decorso post-operatorio” nella Terapia intensiva neonatale dell’ospedale pediatrico di Firenze. I chirurghi, guidati in sala da Enrico Ciardini, con un intervento di circa due ore e mezzo le hanno asportato la massa di circa due chili posizionata alla base della colonna vertebrale. “Si tratta di un tumore raro, che ha un’incidenza di un caso su 40-50 mila nati. Ancor più raro data l’eccezionalità delle dimensioni della massa neoplastica, che pesava quasi tre volte la piccola”, spiega Ciardini. “Di qui l’importanza di un intervento altamente specializzato e tempestivo, che restituisse alla bambina la possibilità di avere una buona qualità di vita”.
MORONI: ARRIVATA IN CONDIZIONI CLINICHE ABBASTANZA SERIE, IN COSTANTE MIGLIORAMENTO
Oggi la piccola ha 28 giorni, sta crescendo e guadagnando progressivamente peso. Inoltre, la ferita post-operatoria si sta rimarginando: “La bambina è arrivata in condizioni cliniche abbastanza serie, anche per un concomitante stato infettivo, ma è attualmente in costante miglioramento”, aggiunge Marco Moroni, responsabile della Terapia intensiva del Meyer. “La ferita post-operatoria, data la dimensione del tumore, era inevitabilmente importante, ma sta migliorando giorno dopo giorno e, pur con tutte le cautele del caso e consapevoli che il percorso sarà lungo, siamo contenti”. La famiglia della piccola, arrivata da Gaza insieme a lei nella notte tra il 29 e il 30 settembre attraverso il programma di assistenza umanitaria del governo, grazie alla Cross e alla Prefettura di Firenze, è stata accolta in una delle strutture della rete di accoglienza del pediatrico. “A seguirli nel loro percorso ospedaliero, sin dal loro arrivo, oltre al personale sanitario, gli operatori del servizio sociale del Meyer e i mediatori linguistici messi a disposizione dalla Fondazione Meyer, che sostiene anche la loro accoglienza”, si evidenzia.
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