ROMA – Sono oltre 27mila, considerando solo le organizzazioni della società civile, i cittadini italiani impegni in progetti di cooperazione allo sviluppo o di aiuto umanitario. Dati, questi, presentati durante un convegno nella sede centrale dell’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (Aics). A partecipare sono stati anzitutto studenti universitari, con domande su tirocini, competenze, opportunità. L’incontro è stato aperto a tutti gli atenei italiani grazie a una collaborazione con il Cucs, il Coordinamento universitario per la cooperazione allo sviluppo. Nel pomeriggio si è tenuta anche un’esercitazione curata dall’Unità Aiuto umanitario e fragilità di Aics, riservata ad una selezione di studenti delle Università “La Sapienza” e “Roma Tre”. Circa cinquanta laureandi si sono messi alla prova nell’analisi di un caso di studio, pensato per sviluppare le capacità di lavorare in gruppo, affrontare e risolvere problemi in modo efficace e affinare visioni critiche. Ecco alcune delle voci dell’incontro.
CERASOLI (AICS): ESSENZIALI VALORI E COMPETENZE
I valori insieme alle competenze: ingredienti chiave della “professione cooperante”, secondo Giuseppe Cerasoli, vicedirettore amministrativo di Aics, intervenuto a un appuntamento dedicato alle sfide e alleopportunità per i giovani nel settore. Il dirigente ha sottolineato: “Al sistema di valori che caratterizza la professione del cooperante, nel tempo, si sono affiancate esigenze di competenze tecniche”. Secondo Cerasoli, mettere al centro “l’aiuto, l’attenzione e la comprensione delle dinamiche mondiali” e scegliere di “tendere la mano” oggi “non basta più”. Il vicedirettore ha evidenziato: “Servono competenze e capacità tecniche e trovo allora corretto, di fronte a una platea di giovani che si avvicinano alla cooperazione, testimoniare che noi siamo qui come professionisti con capacità e tecnica e che ci sono poi i valori alla base del nostro lavoro e del nostro successo”. Cerasoli ha fornito alcuni dati. “Oggi in Italia ci sono oltre 27mila operatori” ha detto. “Una comunità di soggetti che lavorano nelle organizzazioni della società civile, nelle organizzazioni internazionali e anche nel settore pubblico”. Il vicedirettore ha aperto i lavori di un incontro dal titolo ‘Professione cooperante’. L’appuntamento è ospitato nella sede diAics, l’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo. In primo piano durante l’incontro, ha anticipato Cerasoli, “gli indirizzi e le reali esigenze del mondo della cooperazione”. Necessità, secondo il vicedirettore, “che sono in costante divenire anche per sfide sempre più complesse, dai cambiamenticlimatici alle disuguaglianze, dalle migrazioni alla food security”.
CERASOLI (AICS): ITALIA IN CONTROTENDENZA, RESISTE
L’Italia in “controtendenza”, determinata a “resistere” nonostante altri Paesi si stiano “ritirando”: questa la valutazione di Giuseppe Cerasoli, vicedirettore amministrativo di Aics, sull’impegno nazionale in materia di cooperazione allo sviluppo in un contesto segnato da tagli dei fondi a livello globale. In un’intervista con l’agenzia Dire, il riferimento è anche a una valutazione delle attività di Aics effettuata dall’Ocse. “Il rapporto su questa ‘peer review’ sarà pubblicato tra qualche mese ma abbiamo già ricevuto prime impressioni” premette Cerasoli. “C’è sicuramente grande attenzione da parte dell’Ocse verso il sistema italiano di cooperazione anche perché altri si stanno ritirando e noi siamo invece in controtendenza”. Secondo il vicedirettore, quello italiano è “un sistema che resiste”. Apprezzato il Piano Mattei che riguarda l’Africa, sottolinea Cerasoli, “per il coinvolgimento del settore privato anche dal punto di vista dell’innovazione e non solo per la conferma del budget, con finanziamenti sia a dono che a credito”. Cerasoli aggiunge: “C’è una grande fiducia da parte delle istituzioni europee e ci sono poi nuove sfide, come l’accreditamento alla Global Partnership for Education”. Un altro “dossier di rilievo” sarebbe il Fondo per il clima. “L’Agenzia vuole fare tanto in questo settore”, evidenzia Cerasoli, a poche settimane dalla Cop30, la conferenza delle Nazioni Unite per il contrasto ai cambiamenti climatici in programma nella città amazzonica di Belem dal 10 novembre. L’Ocse è l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, un’organizzazione internazionale con sede a Parigi, fondata nel 1961, che mira a promuovere politiche per il benessere dei suoi 38 paesi membri. La Global Partnership for Education è un’iniziativa nata nella cornice del forum del G7, che mira a supportare il diritto allo studio nel mondo.
GEROVASI (INFO COOPERAZIONE): È PIÙ LOCALE, CON MENO ESPATRIATI
La cooperazione allo sviluppo si sta facendo “più locale”, valorizzando le risorse umane dei singoliPaesi dove sono attuati progetti e interventi: lo ha sottolineato Elias Gerovasi, fondatore del portale Info Cooperazione. L’occasione è un incontro dedicato alle opportunità che offre il settore per i giovani. “Chi fa carriera in Italia probabilmente va a lavorare in altri Paesi ma oggi ci sono anche tanti operatori nazionali” ha detto il responsabile. “Il mondo della cooperazione infatti sta lavorando a una dinamica di localizzazione in cui anche le risorse umane dei Paesi sono sempre più formate e lavorano sempredi più nell’implementazione dei programmi e dei progetti che si realizzano”. Secondo Gerovasi, dunque, “non parliamo solo di un mondo di espatriati”.
GEROVASI (INFO COOPERAZIONE): +30% PROFESSIONISTI IN SOLI 5 ANNI
Il numero dei professionisti della cooperazione è cresciuto del 30 per cento negli ultimi cinque anni: lo ha calcolato Elias Gerovasi, fondatore del portale Info Cooperazione. I dati sono stati diffusi durante un convegno a Roma, nella sede di Aics, l’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo. “Le stime del 2024 indicano in 28.600 il numero delle persone che lavorano nella cooperazione internazionale e nell’aiuto umanitario solo per le organizzazioni della società civile”, ha detto Gerovasi. “Immaginate poi quanti altri operano per le agenzie e le organizzazioni internazionali”. Secondo il responsabile, quello della cooperazione “è un mondo che cresce in numeri e in complessità”. Rispetto ai luoghi dell’impegno, Gerovasi ha riferito che “il 20,38% lavora in Italia, mentre il 79,62% all’estero”.
“2MILA OPPORTUNITÀ DI LAVORO L’ANNO”
Duemila opportunità di lavoro l’anno: sono i numeri della cooperazione allo sviluppo e dell’aiuto umanitario, secondo una stima del portale specializzato Info Cooperazione riferita al 2024. Ad analizzare le stime è il suo fondatore, Elias Gerovasi. “Tre sono i profili più rilevanti” commenta il responsabile: “Ilproject manager è la professione principe e allo stesso tempo quella di ingresso, perché non conosco un ‘head of mission’ in un Paese che non abbia fatto questa esperienza”. In evidenza, per numero di opportunità, anche il ruolo di gestione della componente finanziaria. “Se la fattispecie del project manager vale il 30 per cento del ‘job posting'”, sottolinea Gerovasi, “la seconda vale ormai il 18 per cento ed è in crescita”. Tra i profili di rilievo anche il rappresentante Paese. “Gestisce l’operatività di qualcosa di più complesso, un insieme di progetti”, spiega Gerovasi, “e deve avere competenze di management ancora più rilevanti, con conoscenze sugli aspetti legali e le normative locali”. Ci sono poi figure emergenti, sempre più richieste. “Un esempio sono gli esperti di sistemi digitali e di gestione dati” sottolinea il fondatore di Info Cooperazione. “Un’altra competenza importante sta diventando quella della valutazione di impatto dei progetti, su cui ci sono oggi esigenze particolari”.
FRANCHINI (UNHCR): 11 MILIONI DI PERSONE SENZA AIUTI PER I TAGLI USA
I tagli dei fondi per la cooperazione internazionale, anzitutto da parte degli Stati Uniti, hanno avuto”conseguenze pesantissime”: lo ha evidenziato Cristina Franchini, responsabile delle relazioni esterne di Unhcr, l’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati. L’occasione della riflessione è stato un convegno nella sede di Aics, l’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo. “Le riduzioni sono state molto forte” la premessa di Franchini. “Le conseguenze sono state pesantissime per le persone di cui ci occupiamo, che sono rimaste senza assistenza umanitaria, e anche per il personale di Unhcr, che ha subito parecchi tagli di posizioni”. La responsabile si è soffermata sulla “ristrutturazione” delle attività dell’Alto commissariato. “Abbiamo dovuto tagliare tantissime risorse”, ha detto Franchini, “e l’assistenza umanitaria è stata sospesa per 11 milioni di persone”. Secondo la responsabile, “la parte di istruzione ed ‘education’ è stataparticolarmente colpita”.
DE SMAELE (FOCSIV): PRONTI 632 POSTI PER SERVIZIO CIVILE ALL’ESTERO
Sono 632 le posizioni per il servizio civile all’estero proposte per il 2026 da Focsiv, la Federazionedegli organismi di volontariato internazionale di ispirazione cristiana: lo ha riferito Lucia De Smaele, rappresentante della rete, in occasione di un convegno nella sede dell’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (Aics). “Al momento, con l’ultimo bando, i nostri volontari in giro per il mondo sono 577” ha sottolineato la responsabile. “Per il prossimo anno abbiamo presentato come rete 632 posizioni all’estero, su un totale di 1.700; si tratta beninteso di progetti in fase di valutazione da parte del dipartimento delle Politiche giovanili e il servizio civile universale e andrà poi considerata anche la sicurezza del Paese dove vorremmo realizzare i progetti”. De Smaele si è soffermata sulle tipologie di attività più richieste. “Nel 48 per cento dei casi”, ha detto, “il settore è il sostegno alle persone fragili, che riguarda categorie come i portatori di handicap, i migranti, le donne vulnerabili o le persone con pendenze con il sistema di giustizia penale”. Secondo la rappresentante di Focsiv, “altri comparti sono l’accesso all’educazione, che vale il 13 per cento, e la salute, il 12 per cento”. Una nota riguarda l’esito delle selezioni. “Vengono considerate le candidature dai 18 ai 29 anni non compiuti”, ha ricordato De Smaele, “ma per la maggior parte i giovani prescelti hanno dai 24 anni in su e hanno già almeno una laurea triennale o una specialistica, a differenza di quanto accade per il servizio civile in Italia”. Da Focsiv anche dati significativi rispetto al contributo di genere. “Il 73 per cento dei selezionati del servizio civileall’estero”, ha evidenziato De Smaele, “è costituito da donne”.
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