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La sicurezza sul lavoro che non c’è, in Veneto il 41% degli operai ha rischiato un incidente


VENEZIA – Dati “decisamente allarmanti”. La Cisl del Veneto non ci gira attorno dopo aver letto il responso di una indagine regionale su 2.649 operai edili, 14 datori di lavoro, sette focus group: attraverso dei questionari ha indagato indicatori fisici, emotivi, comportamentali, di relazioni familiari, di abitudini, di impegno per la sicurezza, coinvolgimento dei dipendenti, percezione delle regole, numero di incidenti. E appunto la risposte preoccupano: la percentuale di disagio dichiarato supera il 40%. La metà degli operai afferma di andare a lavorare anche quando sta male, di sentirsi afflitta da preoccupazioni, di far fatica a sentirsi rilassato, di lavorare fino a tardi. Più del 57% soffre di mal di schiena. Il 41,45% ammette di aver sfiorato un incidente (‘near miss’) sul lavoro, il 61% considera normale correre rischi per portare a termine il lavoro e per tre su quattro non tutte le norme in materia di salute e sicurezza vengono seguite in modo rigoroso. “I primi a chiudere gli occhi, di fronte a procedure non rispettate, per il 54,59% del campione, sono i supervisori”, evidenzia la Cisl che ha portato questi risultati oggi al convegno organizzato dalla sua sigla degli edili, la Filca, a Grisignano di Zocco (Vicenza).

“Il settore delle costruzioni è storicamente segnato da un numero elevato di incidenti sul lavoro- sottolinea Marco Potente, segretario della Filca del Veneto- per ridurre davvero gli infortuni è necessario andare oltre gli adempimenti formali e indagare a fondo le cause profonde, comprese quelle legate all’organizzazione del lavoro e ai nuovi fattori di rischio. Tra questi, lo stress lavoro correlato, aspetto spesso sottovalutato ma sempre più presente in un comparto caratterizzato da carichi elevati, tempi stretti, crescente flessibilità e una forte presenza di stranieri, che sono la metà degli addetti”.

Sulla sicurezza incide poi la precarietà, “che colpisce soprattutto i lavoratori stranieri”, annota Potente: in 15 anni i contratti a termine nel settore edile veneto sono passati per gli stranieri dal 39% al 71%, “con evidenti ripercussioni sulla formazione, ma anche sul benessere e sulla lucidità di chi lavora nei cantieri. Tutto ciò dimostra che la qualità e l’organizzazione del lavoro sono parte integrante della sicurezza. La debolezza organizzativa si traduce in maggiore stress e, di conseguenza, in un aumento dei rischi”. Per questo la Filca sostiene la legge sulla partecipazione per il coinvolgimento diretto dei lavoratori nella gestione delle imprese. Solo “una reale partecipazione” può “migliorare i processi organizzativi e costruire ambienti di lavoro più sicuri e sostenibili”.

L’evento della Cisl ha ricordato anche che, alla fine di agosto, le denunce di infortunio totali in Veneto risultano 46.410, in aumento rispetto allo stesso periodo del 2024 quando erano 45.989. Nel settore delle costruzioni le denunce erano 2.833 nei primi otto mesi del 2024 e 2.995 nei primi otto mesi di quest’anno. Da gennaio ad agosto 2025, è Verona a registrare il numero più alto di denunce di infortunio (9.313), seguita da Padova (9.058), Vicenza (8.585), Treviso (8.227), Venezia (8.014), Belluno (1.831) e Rovigo (1.382). Le denunce dei lavoratori stranieri sono 12.394; 32 i lavoratori stranieri deceduti su un totale di 76. Il picco degli incidenti è nel giorno del rientro al lavoro dopo il weekend, il lunedì: questo, per la Cisl, dice “l’importanza di politiche di prevenzione e di equilibrio vita-lavoro” per “favorire un recupero psico-fisico adeguato e una maggiore attenzione nei momenti di ripresa dell’attività”.
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