ROMA – Nel corso della puntata di ‘Quarto Grado’, condotto da Gianluigi Nuzzi con Alessandra Viero, in onda ieri sera – venerdì 24 ottobre – su Retequattro, è andata in onda un’intervista ad Andrea Sempio che, in merito al testimone che avrebbe dichiarato di sapere per certo che lo scontrino non era suo, ha spiegato: “Sono curioso di vedere come lo documenterà perché è una cosa totalmente falsa. Non so chi sia questa persona, se esiste davvero lo vedremo. Sono notizie campate per aria”.
Il fatto che ci siano due scontrini. Tu il 14 agosto torni, dopo la morte della sorella del tuo miglior amico, in quella piazza perché volevi fare quella commissione. Strano…
“Io ero andato il giorno prima in libreria, ma l’avevo trovata chiusa. Siamo tornati il giorno dopo. Io questa cosa non me la ricordavo. Infatti, quando mi è stata chiesta anche da altri giornalisti, non la ricordavo. Sarebbe stato molto meglio ricordarsela e annunciarla prima del ritrovamento di quest’altro scontrino. Però ho visto che è uscito un mio audio, sempre del 2017, in cui io sono in macchina e, parlo da solo, e sto ripercorrendo la giornata del 13. E io ai tempi ho detto ‘Io ero andato il 13, ed ero andato anche il 14’. E questa cosa è uscita adesso, non prevista. Credo sia una riprova che non può essere qualcosa fatto apposta. Perché cosa ne sapevo io, nel 2017, che quell’audio sarebbe ritornato a confermare una cosa detta nel 2025?”.
A meno che il 14 tu non sia andato a prenderti lo scontrino del 13 e del 14, sapendo di aver ucciso Chiara Poggi. L’avresti dovuto chiedere a qualcun altro.
“Cosa fai? Immaginando pure di essere andato a prenderlo apposta, cosa fai? Vai là in piazza, inizi a girare, a cercare per terra uno scontrino che cade in un orario particolare? È una roba tirata. Capisco che faccia scena sui giornali, ma è roba tirata per i capelli e basta”.
Lovati sa delle cose che tu gli hai confessato e che ora sta facendo tuonare? Come lo scontrino è falso, lo scontrino l’ha preso lui?”No, non c’è Lovati dietro tutto questo. L’avvocato Lovati, secondo me, non si presterebbe a questo tipo di gioco”.
Non sarà un boomerang averlo revocato perché lui sa delle cose che tu, in 8 anni, gli hai confessato e che ora potrebbe usare contro di te?
“No. Uno, non c’è nessun segreto su di me che Lovati sa e che potrebbe rivelare. Seconda cosa: dalle apparizioni che ho visto dell’avvocato Lovati, lui comunque continua a difendermi, continua a riportare che secondo lui io non solo non sono stato, ma sono totalmente estraneo alla vicenda. Per l’avvocato Lovati ho sempre rispetto, stima e affetto, perché sono almeno dieci anni che andiamo avanti insieme. La cosa che mi è pesata di più, come ho detto, non è la parte legale del procedimento in corso, ma tutta la parte mediatica. Quello che ti fa andare fuori di testa, sono tutte le balle che vengono fuori e su cui sei costretto a difenderti. Ma se ti difendi, entri nel gioco; se non ti difendi perché non ti difendi. È quella la parte pesante”.
C’è qualcosa che questo Savu, un personaggio che ha detto di sapere delle verità su di te, sul caso Chiara Poggi, potrebbe rivelarci? Tu l’hai mai visto questo Flavius Savu alle Bozzole? Vi siete mai incontrati? Sai chi è? L’hai visto la prima volta quando?
“No, il nome lo conosco dai media. Io questa persona non l’ho mai vista. Io poi non ho mai frequentato le Bozzole. Cioè, nonostante si dica: ‘Ma le Bozzole, il grande santuario lì vicino al Paese, tutti ci andavano’. No, io no. Io non frequentavo le Bozzole. Sono stato qualche volta alla fiera che fanno lì a Pasqua, alla festa del Paese, perché lì mettono le bancarelle, ma non ho mai frequentato il giro delle Bozzole”.
Lui ti avrebbe indicato come il sadico, come il picchiatore, in questi riti satanici…
“È l’ennesima balla, c’è poco da dire. Un’ennesima balla”.
Soldi, soldi presi per le interviste, soldi presi per poi darli alla polizia giudiziaria ed eventualmente per corrompere il magistrato Venditti che ti interrogò nel 2017.
“Sul discorso soldi e trasmissioni non c’è mai stato nessun pagamento da parte di nessuna trasmissione in cui sono stato e francamente penso che quello sia anche abbastanza facile da verificare. Quello mi sembra proprio l’argomento più semplice. Il discorso della corruzione del magistrato non ha senso, non tornano le cifre, anche perché non avrebbe avuto senso corrompere il magistrato perché comunque non era lui che poteva decidere tra un’archiviazione o meno. Non torna, non tornano le cifre, non tornano le persone, non torna come storia”.
Hai parlato con tuo papà Giuseppe del fatto che nel verbale ha detto che era una previsione di spesa quei 20-30, e poi in televisione ha detto invece che erano 20 e 30 euro per le marche da bollo?
“Io lì credo si sia semplicemente confuso. È come quando escono fuori le mie intercettazioni, esce fuori un pezzettino dove dicono ‘Tu hai detto domani vado lì. Dove intendevi?’. E cosa ne so io dopo dieci anni? Non è così facile. Poi magari ti hanno svegliato alle sei di mattina, ti hanno ribaltato casa, ti chiamano fuori, ti interrogano. Non è così facile ricordarsi tutto perfettamente. Secondo me lì semplicemente si è un attimo confuso, più che altro perché – cosa che non è stata detta – quando hanno fatto l’ultima perquisizione hanno trovato anche un foglietto dove mio padre ha annotato tutte le cifre che sono state date agli avvocati in quel periodo. In quel foglio, mio padre si è segnato le spese e se le è segnate in migliaia. Ci sono tutti i vari prelievi: 1000, 2000, 1500. Quindi, quando mio padre vuole scrivere in migliaia, scrive in migliaia; quando scrive 20-30, è per dire 20-30 euro”.
È lui che ha verbale ha messo previsione di spesa.
“Questo lo so. Secondo me è stato soltanto preso sul momento e ha detto così”.
Mentre ‘Quei signori lì’, chi erano? Quei signori lì ai quali dovevate dare i soldi, perché tu c’eri sempre, perché volevi sempre essere presente nei pagamenti. Venivano portati in uno studio in particolare di uno dei tre avvocati?
“Esatto. Sempre gli avvocati erano. Tutto lì”.
Tra i tre, diciamo che per quanto riguarda la vostra versione, solo uno dei tre avvocati dice la verità in questo momento. Lovati?
“In questo momento, sì. Per quanto riguarda i soldi sì, erano soldi che arrivavano non in particolare a lui, ma agli avvocati. Come riferimento magari era stato inteso Lovati, ma erano i soldi per gli avvocati”.
Ti aspetteresti che anche gli altri avvocati chiarissero la loro posizione? In generale ti chiedo.
“Se lo riterranno necessario, lo faranno. Poi non so se dovranno farlo a livello mediatico, a livello legale. Si vedrà”.
Vi siete tra di voi un po’ risentiti di essere stati forse un po’ ‘spennati’ rispetto a quello che era il lavoro di quei pochi mesi?
“Noi in quel momento lì eravamo travolti dalla situazione. Non avendo mai avuto a che fare con avvocati prima, tu non lo sai. Ti dicono è un tot, paghi tot”.
Qual è il sentimento di riconoscenza nei confronti dell’avvocato Taccia? Lei è la persona che, da quando è ripartito tutto, ti è a fianco.
“L’avvocato Taccia, e anche in particolare Angela, per me è tutto in questo momento”.
Hai una tranquillità veramente quasi fuori dal normale.
“Come si diceva in una canzone: mai sanguinare davanti agli squali. Quindi si cerca di apparire i più tranquilli possibile”.
L’accusa però ti collocherebbe sul luogo del delitto con l’impronta 33, la parziale porzione di DNA tuo, sul quale c’è un incidente probatorio aperto e quelle tre chiamate che potevano essere preparatorie per andare a sorprendere Chiara.
“Sulle chiamate preparatorie per andare a sorprendere Chiara, la vedo dura. La vedo dura anche cercare di vederle all’interno di questa situazione. Comunque, sono chiamate brevi, di giorni prima”.
Una delle consulenze, ancora sotto segreto, della difesa Stasi proporrebbe un’impronta 44, che è il tuo numero di scarpa, all’interno della villetta di Via Pascoli, dove è stata uccisa Chiara.
“Mi sembra strano che in 8 anni di processi se quell’impronta fosse stata una 44 non avessero mai cavalcato la cosa prima dicendo ‘Non Alberto Stasi aveva o non aveva quella marca di scarpe, ma è una 44, lui ha il 42’. Perché questa cosa non è mai uscita prima ed esce adesso? Questa è la cosa che non mi torna. Come non mi torna appunto il discorso DNA, tutti d’accordo che non sia leggibile, adesso è leggibile”.
Ho visto che l’ipotetico movente dell’omicidio di Chiara Poggi ha sfondo sessuale. Potrebbe uscire un quadro tendente all’ossessivo in qualche ambito sessuale?
“Quello non credo. Io però ho avuto un periodo in cui facevo autodifesa, sport da combattimento quindi tra i miei interessi di sicuro possono trovare qualcosa che riguardava magari, violenza in generale come può essere appunto violenza e autodifesa, può essere come avviene un’aggressione, come prevenirla; quindi, ricerche di quel tipo può essere, quello assolutamente”.
Sono usciti alcuni audio dove tu sei un esperto di bondage, piuttosto che…
“No, esperto non credo. In realtà, io quegli audio lì non li ho sentiti. Però il punto è quando c’è un’intercettazione, tu non sai esattamente in quel momento cosa stai facendo. Magari alle volte è assolutamente vero, parlavo da solo, parlavo di vari argomenti. Ci sono anche delle intercettazioni che sono uscite che io ho riconosciuto come audio che stavo mandando in quel momento”.
A un’altra persona, quindi?
«Sì, con una mia amica, ho detto, anche alla fine della fiera quella roba lì è uscita. Se mi facessi vedere a perdere le staffe e piangere e disperarmi, la gente ci godrebbe ancora di più. Non la gente, ma una parte ci godrebbe ancora di più. Per il resto, io non c’entro niente con questa storia. Non lo so, il procedimento che c’è adesso è inevitabile. Mi arriva addosso e devo solo aspettare che passi”.
E tu rischi, per una condanna di omicidio eventuale, l’ergastolo?
“In concorso, per ora”.
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