ROMA – “Mi è appena giunta notizia che un gruppo di individui avrebbe inviato segnalazioni al mio Ordine professionale sostenendo che io abbia formulato una diagnosi psichiatrica su Alberto Stasi. Bene: non è vero. Non l’ho mai fatto, né mai l’ho dichiarato”: Roberta Bruzzone, psicologa forense e criminologa, ospite fissa di trasmissioni e talk show “crime”, dai social oggi prende le distanze da accuse che, di recente, le sarebbero state mosse per alcuni suoi interventi sulla personalità di Alberto Stasi, l’unico condannato per il delitto di Chiara Poggi.
LA PSICOLOGA: “LA MATTINA DELL’OMICIDIO STASI NON LAVORAVA ALLA TESI, GUARDAVA VIDEO PORNO”
Al centro della questione, degli interventi che Bruzzone avrebbe fatto in alcune trasmissioni sul caso Garlasco, relative all’alibi addotto da Stasi per spiegare cosa stesse facendo la mattina del 13 agosto 2007, quando è avvenuto il delitto. Ovvero, lui ha fin da subito sostenuto di aver sempre lavorato alla tesi al pc, ma la Bruzzone in televisione- come qualche settimana fa, a “Ore 14”- lo ha smentito. “Non è vero che Alberto stasi ha lavorato alla tesi dalle 9:35 fino alle 12:20 circa, perché in realtà i primi 42-43 minuti li passa a visionare materiale pornografico. Si tratta di un passaggio che è agli atti documentato da una perizia che nessuno ha mai contestato”, ha spiegato. Ma da lì si è spinta anche oltre, definendolo un “soggetto che ha questo tipo di interesse abnorme” e, citando “le parole del collega che lo ha analizzato direttamente” ha parlato anche di “aspetti che riguardano temi sessuali estremi e raccapriccianti”.
“I MIEI GIUDIZI DATI SU BASI GIUDIZIARIE E FORENSI”
Ora, Bruzzone punta il dito contro quello che definisce “fango” e fa sapere di essere pronta a ribattere la sua versione all’Ordine e non solo. “Io ho espresso un’analisi comportamentale e personologica su basi documentali, giudiziarie e forensi, come è mio pieno diritto e dovere professionale quando commento un caso di pubblico dominio”, manda a dire. Quindi “se davvero dovesse arrivarmi un esposto, non avrò alcuna difficoltà a produrre — una per una — tutte le sentenze già passate in giudicato, che parlano da sole”. E non solo le sentenze, la psicologa elenca anche “la consulenza informatica disposta dai periti Vitelli, che documenta in modo inequivocabile quantità e tipologia di materiale sessualmente abnorme”, e ancora “le relazioni ufficiali dei periti del Tribunale di Sorveglianza, che descrivono chiaramente un interesse ossessivo per contenuti pornografici raccapriccianti e violenti”. Si tratta in definitiva, sottolinea Bruzzone di “tutta documentazione pubblica, giudiziaria, agli atti”. Per cui promette battaglia: “Chi oggi cerca di screditarmi con accuse infondate e diffamatorie, dovrà presto assumersi ogni responsabilità delle proprie parole e delle proprie azioni”, manda a dire. E ancora “visto che gli esposti infondati possono essere perseguiti in sede giudiziaria- conclude- con gli autori di tali segnalazioni avremo modo di riparlarne davanti a un giudice”, senza citare chi sarebbero i mandanti di queste accuse.
LA LEGALE DI STASI: “INACETTABILI DIAGNOSI DA PROFESSIONISTI CHE NON HANNO MAI CONOSCIUTO IL PAZIENTE”
Ma l’analisi delle ‘abitudini’ sessuali di Stasi- anche se non si può parlare di una vera e propria diagnosi- deve essere stata al centro di diversi interventi di Bruzzone, tanto che è possibile risalire a uno sfogo televisivo di diversi mesi fa della legale dello stesso, Giada Bocellari, a La Vita in Diretta, che sembra proprio riferito alla nota psicologa e criminologa. L’avvocata della difesa di Stati lo scorso giugno si diceva infatti “molto arrabbiata”: “È inaccettabile- lamentava- dover rendere pubblici dati privati e personali che attengono a un detenuto e va oltre qualsiasi diritto di critica e di cronaca, tanto più da parte di professionisti che si permettono di fare diagnosi senza mai aver conosciuto il paziente e senza aver avuto a supporto le relazioni degli psicologici del carcere, questo per quanto attiene a Stasi e alla sua psicologia”. E poco prima aveva redarguito che “prima di fare una diagnosi bisogna conoscere le cartelle cliniche di Stasi, cosa che nessuno conosce”.
“PER GLI PSICOLOGI DEL CARCERE LO SVILUPPO PSICOSESSUALE DI STASI È DEL TUTTO REGOLARE”
E ha aggiunto: “Posso garantire che in quelle relazioni c’è scritto che lo sviluppo psicosessuale del mio assistito è stato uno sviluppo del tutto regolare e si esclude qualsiasi diagnosi di psicopatologia parafilica”. E “per questo stiamo agendo in tutte le sedi per tutelare l’immagine del mio assistito”. Anche la legale non ha mai menzionato direttamente Bruzzone, ma il monito sembra diretto -anche- a lei visto anche gli sviluppi a suon di segnalazione all’ordine.
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