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La rivoluzione nel dogfight

Con il termine dogfight si indica un combattimento manovrato tra aerei da caccia, finalizzato all’abbattimento reciproco. Normalmente, questo rappresenta uno scontro ravvicinato, in cui per prevalere è necessaria una miscela di abilità del pilota e manovrabilità del velivolo. Durante la Guerra di Corea, gli Stati Uniti ritenevano di poter annientare qualsiasi aereo avversario, subendo perdite minime in combattimento; tuttavia la verità si rivelò completamente diversa. Sebbene non esistano stime ufficiali, si calcola che oltre un centinaio di aerei dell’USAF, l’Aeronautica Americana, furono abbattuti, principalmente dai MiG-15. Questa cifra suscitò notevole preoccupazione nel governo americano, che accelerò, attraverso finanziamenti, lo sviluppo di un nuovo tipo di arma, unica nel suo genere: il missile guidato. I missili non guidati erano stati sviluppati dai tedeschi verso la fine della Seconda Guerra Mondiale, ma presentavano evidenti limiti in termini di precisione, gittata e affidabilità. Nel 1947, le industrie americane Philco e Ford iniziarono lo sviluppo di un nuovo tipo di missile, che sarebbe stato inizialmente denominato GAR-8, per poi diventare definitivamente AIM-9 Sidewinder. Questo equipaggiamento avrebbe avuto una testina dotata di reticolo rotante per la ricerca del calore del bersaglio, dirigendosi quindi verso gli scarichi del motore dell’avversario. Rispetto al cannone, il missile presentava una maggiore gittata, consentendo di abbattere il bersaglio da una distanza superiore e il pilota poteva disimpegnarsi immediatamente dopo il lancio, senza dover continuare a inquadrare il bersaglio nel reticolo del collimatore (strumento necessario per allineare l’aereo a quello dell’avversario per un tiro preciso). Con questo vantaggio, i caccia americani avrebbero potuto eliminare ogni avversario dai cieli, prima ancora che questi potesse avvicinarsi; ma la realtà dei fatti spesso si discosta drasticamente dalle aspettative, specialmente quando la sfortuna gioca un ruolo determinante. Nel 1958, Taiwan si trovava in conflitto con la Repubblica Popolare Cinese, poiché desiderava evitare di essere trascinata sotto il regime comunista. Gli F-86 taiwanesi combattevano contro i MiG-17 (evoluzione dei MiG-15) cinesi, in quello che sembrava un déjà-vu della Guerra di Corea. Durante il conflitto, gli Stati Uniti, sostenendo Taiwan, fornirono missili AIM-9, con cui, il 24 settembre 1958, i Sabre abbatterono per la prima volta i MiG cinesi. Tuttavia, il destino si rivelò beffardo: nel corso dello stesso anno, un altro Sidewinder, lanciato contro un MiG-17, si conficcò nella carlinga senza esplodere, consentendo al pilota cinese di atterrare con aereo ed “ospite” intatti. Quel missile, successivamente affidato a scienziati russi, servì come base per la progettazione di una propria arma, il K-13 Vympel, successivamente rinominato AA-2 Atoll dagli statunitensi, che riuscirono a renderlo operativo già dal 1960. Ancora una volta, il vantaggio americano era stato colmato e le due superpotenze si trovavano in sostanziale parità, con missili simili per capacità e portata. Per superare la sua “copia” sovietica, lo sviluppo del Sidewinder avrebbe dovuto aumentare notevolmente la sua efficacia, migliorando le capacità di inseguimento del bersaglio, la guida termica e la resistenza alle contromisure avversarie. Missili AIM-7 Sparrow 1/48 di Francesco Pasculli Inoltre, negli Stati Uniti, la Raytheon Company, stava lavorando a un nuovo tipo di missile, l’AIM-7 Sparrow, con una gittata di 35 km, rispetto ai 10 km dell’AIM-9, e una guida radar. Quest’arma sarebbe stata testata sul campo, difatti dal 1955, gli Stati Uniti erano impegnati nella guerra contro il Vietnam, che ben presto avrebbe coinvolto aerei di fabbricazione russa, pilotati dai vietnamiti. Così, nel 1964, sopra i cieli tersi e la verde giungla vietnamita, sarebbero apparsi per la prima volta non solo i nuovi missili, ma anche i più recenti caccia americani, stavolta con l’obiettivo primario di abbattere i velivoli avversari da una distanza maggiore. All’orizzonte si profilava un nuovo caccia, in cui il notevole progresso dell’elettronica e della missilistica veniva suddiviso tra due figure: il pilota e l’addetto alle apparecchiature elettroniche e radar (RIO). Ancora una volta, i jet da combattimento si evolvevano, cambiavano pelle cercando costantemente di perfezionarsi: stava per entrare in scena, o meglio, in aria, il McDonnell Douglas F-4 Phantom II.

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