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Cancro seno metastatico, Curigliano (Esmo): “Identificare biomarcatori nuova frontiera”

(Adnkronos) – “Oggi la ricerca sta cercando di capire se, tra le persone con tumore al seno metastatico, esista un sottogruppo di pazienti che possa addirittura raggiungere una guarigione, nonostante la presenza di metastasi. La nuova frontiera è quindi identificare biomarcatori e caratteristiche cliniche che permettano di riconoscere questi casi potenzialmente ‘curabili’ anche in fase avanzata”. Così all’Adnkronos Salute Giuseppe Curigliano, presidente eletto della European Society for Medical Oncology (Esmo), professore di Oncologia medica presso l’università degli Studi di Milano e direttore Divisione Sviluppo di nuovi farmaci per terapie innovative allo Ieo di Milano, che fa parte della cabina di regia di EcHo-M, progetto promosso da Daiichi Sankyo per rispondere ai bisogni delle persone con tumori metastatici. 

“Negli ultimi anni il trattamento del tumore al seno metastatico è cambiato in modo radicale – ricorda Curigliano – Questo perché la malattia è stata progressivamente suddivisa in diversi sottotipi biologici. Oggi esistono algoritmi terapeutici differenti per i tumori endocrino-responsivi, per i tumori HER2-positivi e per quelli triplo-negativi. Questa segmentazione, basata su caratteristiche immunofenotipiche e molecolari, ha permesso di sviluppare terapie sempre più mirate, con un impatto significativo sui risultati clinici: più la malattia viene studiata nei dettagli, più è possibile usare farmaci ‘a bersaglio’ e maggiore è il beneficio per i pazienti”. In generale, “tutti i principali studi clinici degli ultimi anni hanno mostrato un miglioramento della sopravvivenza in ciascun sottogruppo di malattia. Questo è un risultato straordinario – ammette Curigliano -: per la prima volta, grazie a farmaci innovativi, si registra un vantaggio di sopravvivenza reale e consistente, un evento che fino a poco tempo fa era molto raro negli studi sul tumore metastatico”. 

Cosa significa tutto questo? “Che la combinazione di nuovi trattamenti e linee guida sempre più precise — che assegnano un farmaco specifico a ciascun sottotipo molecolare — ha migliorato in modo significativo l’outcome delle pazienti. E quando si ottengono terapie che non solo controllano la malattia ma prolungano anche la vita, il passo successivo è capire come questo beneficio si traduca nella qualità della vita quotidiana. Perché migliorare la sopravvivenza è fondamentale, ma farlo garantendo una vita il più possibile piena e dignitosa lo è altrettanto” conclude. 

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