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“Mollo tutto e apro un chiringuito”, l’esordio del Milanese Imbruttito fa ridere (un’ora)

La figura del Milanese imbruttito è nata una decina di anni fa, grazie all’intuizione di tre creativi – Pozza, Marisio, De Crescenzio – e subito diventata un fenomeno via web. All’inizio erano solamente delle frasi, dei tic, delle idiosincrasia tipiche dell’abitante di Milano, involuzione dell’abitante nato e cresciuto nella Milano degli anni Ottanta. Poi, l’incontro con il gruppo del Terzo segreto di Satira, ha trasformato la parola in immagini e la figura dell’Imbruttito ha preso le sembianze e la parlata tipica di Germano Lanzoni. Un successo di sketch via web che, quasi naturalmente, doveva trovare il suo approdo al cinema.
Il Signor Imbruttito è un alto dirigente di una multinazionale che vive per il lavoro e la fatturazione. Ha più di 52 settimane di ferie arretrate, ma non gli importa più di tanto, anche perché le ferie sono quel periodo in cui “si progetta come fatturare al rientro”. Quando lo conosciamo è tutto intento a portare a termine un lucroso affare con il milionario Brusini, imprenditore convertito al green. L’affare sfuma e l’Imbruttito entra in crisi. Sembra impossibile. Un po’ come nel terzo Iron Man scopri che anche Tony Stark ha delle crisi di coscienza. Non te lo aspetti. In un momento come questo anche a uno come l’Imbruttito può scappare la frase: “mollo tutto e apro un chiringuito”. Chi gli offre la possibilità di poter realizzare il sogno è l’amico Brera che per solo 300k gli vende un baretto su una spiaggia sarda. Non in Costa Smeralda, ma a Garroneddu: un paesino in cui tutti gli abitanti sono ben diffidenti verso chi vuole portare Milano in Sardegna. Il compito per Imbruttito e il fido Giargiana, l’eterno stagista, sarà quello di vincere le diffidenze locali e lanciarsi in un nuovo affare da fatturare.
“Mollo tutto e apro un chiringuito”, diretto dai cinque componenti del Terzo Segreto di Satira (al ritorno al cinema dopo il sottovalutato “Si muore tutti democristiani”), è un film senza grandi pretese che prende inevitabilmente spunto dai tanti interventi web, per cercare un respiro più ampio nel lungometraggio. E il gioco tiene e si ride, anche grazie alla partecipazione di una serie di caratteristi di prim’ordine – Paolo Calabresi, Alessandro Betti, Valerio Airò – a qualche front man di qualità – Claudio Bisio, Benito Urgu e i fratelli Manca. Almeno per la prima ora. Poi, la sceneggiatura mostra tutte le sue crepe e il film finisce per avere il fiato corto. Se non cortissimo.

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