Con “She Will” l’esordio di Charlotte Colbert, horror psicologico sulla rinascita

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Veronica Gent è un’attrice affermata divenuta famosa da giovanissima con un film di grande successo.
Poi la carriera è continuata fortunata, fino a quando la donna ha dovuto sottoporsi a un pesante intervento di mastectomia. L’operazione l’ha debilitata fisicamente e, soprattutto, psicologicamente tanto che, insieme all’accompagnatrice Desi, decide di rifugiarsi sulle Highlands per ristabilirsi. Ha bisogno di tranquillità e pertanto ha scelto un luogo isolato e lontano dai curiosi e dai giornali. Ma al suo arrivo scopre che nell’hotel vi sono altri ospiti pronti ad essere riabilitati grazie alle cure di Tirador, uno sciamano un po’ cialtrone.
Veronica protesta e riesce a ottenere uno chalet tutto per sè nel mezzo di un bosco: luogo che un tempo era stato teatro di una caccia alle streghe e dove le stesse venivano bruciate. Nel mezzo della natura e avvolta dagli spiriti delle tante donne sacrificate nel corso del tempo, Veronica troverà modo di sviluppare una serie di poteri che le permetteranno sia di fare pace con se stessa, sia di vendicarsi delle persone che a loro modo perpetrano le violenze nei confronti delle donne. Primo tra tutti Hatbourne, il regista che la lanciò nel cinema da bambina e che abusò di lei in passato.
SHE WILL, opera d’esordio della britannica Charlotte Colbert (qualche corto alle spalle e molta video arte) è un thriller psicologico, con venature horror, intenso e coinvolgente. La regista ha ben in mente i film di Dario Argento e tutto il cinema di genere ai quali ispirarsi in modo intelligente (The witch su tutti). Anche il lato postmoderno da video artist della regista entra prepotentemente, regalando immagini vivide e facendo ben sperare per altre opere in futuro. Cast prevalentemente femminile con Alice Krige e Kota Eberhardt su tutti. A Rupert Everett e Malcom McDowell due ruoli marginali ma non banali.