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Lazio, crisi del comparto sciistico: 220 maestri senza lavoro

Poca neve che si scioglie in fretta, colpa delle temperature stagionali al di sopra della media. Così il comparto sciistico della Regione Lazio va in affanno, come dimostra il fatto che 220 di sci sono rimasti senza lavoro.

Dati preoccupanti, di cui si è discusso in assessorato alla presenza del presidente del Collegio regionale dei Maestri di sci del Lazio, Marco Bonamico e del segretario del Collegio, Giorgio Tognetti. Incontro di cui ha parlato in una nota l’assessore al Lavoro, alla Scuola, alla Formazione e alla Ricerca e Merito, Giuseppe Schiboni.

Comparto sciistico del Lazio, Schiboni: “Incontro in Regione per strategia a sostegno”

Ha dichiarato Schiboni: “La mancanza di neve, le temperature elevate e la maggior frequenza di eventi estremi hanno ‘spezzato’ la montagna lasciando nella più totale precarietà i gestori degli impianti e con essi l’intera filiera dello sci. Una situazione emergenziale che va affrontata con rigore e determinazione. È questo quello che devono affrontare i maestri di sci della nostra regione a causa delle non favorevoli condizioni nivologiche, che hanno compromesso la stagione bloccando l’attività delle stazioni invernali del Lazio. Il risultato è la conseguente inattività delle Scuole di sci e la disoccupazione di circa 220 Maestri di Sci. Questo è stato il tema affrontato nel corso dell’incontro che si è svolto oggi in assessorato alla presenza del presidente del Collegio regionale dei Maestri di sci del Lazio, Marco Bonamico e del segretario del Collegio, Giorgio Tognetti”.

Ha aggiunto l’assessore: “L’obiettivo è mettere in campo tutti gli strumenti necessari al fine di sostenere un comparto che rappresenta un traino importante sotto il profilo turistico ed economico del Lazio. Le 4 montagne del Lazio dove sono presenti impianti di risalita per lo sci alpino sono il Terminillo (RI), Monte Livata a Subiaco (RM), Campo Staffi a Filettino (FR) e Campocatino a Guarcino (FR). La loro inattività si traduce in un danno non solo per gli operatori ma anche per l’indotto nonché in una perdita di professionalità che, come istituzioni, abbiamo il dovere di prevenire ed evitare definendo le azioni migliori per affrontare gli effetti di una problematica, come quella climatica, imprevista ed imprevedibile. L’impegno assunto è quello di valutare gli strumenti più efficaci da utilizzare affinché questo patrimonio di competenze e professionalità non vada disperso”, conclude.

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