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Epatite in crescita nel 2023: i numeri nella regione Lazio

Nel 2023 l’Italia ha registrato un lieve aumento dei casi di epatite A, B ed E, mentre quelli della versione C sono diminuiti. Secondo i dati del sistema di sorveglianza Seieva, coordinato dall’Istituto superiore di sanità, sono stati segnalati complessivamente 529 casi. Il Lazio, insieme ad altre regioni, ha visto un aumento dei casi del ceppo A, mentre la versione E è risultata essere la terza causa più frequente, con la maggior parte dei casi concentrati nella regione laziale.

Epatite A: aumento dei casi e fattori di rischio

Il 2023 ha visto un aumento dei casi di epatite A, con 267 casi segnalati al Seieva. Il Lazio si è classificato tra le regioni più colpite, insieme a Lombardia, Toscana ed Emilia Romagna.

Le fasce d’età maggiormente coinvolte sono state quelle adulte, con un aumento anche nei casi pediatrici. I fattori di rischio includono il consumo di molluschi crudi, viaggi in zone endemiche e comportamenti sessuali a rischio.

Epatite B: il Lazio non è tra le regioni più colpite

Il ceppo B ha registrato 153 nuovi casi nel 2023, con un aumento rispetto all’anno precedente. Le regioni con il maggior numero di casi includono Emilia Romagna, Lombardia e Toscana.

Gli uomini e le persone di età compresa tra i 35 e i 54 anni sono stati i più colpiti. I fattori di rischio includono trattamenti di bellezza, cure odontoiatriche e comportamenti sessuali a rischio.

Epatite E: allerta nella Regione Lazio

Il Lazio ha registrato una concentrazione significativa dei casi di epatite E nel 2023, con il 20,7% dei casi segnalati. Questo la rende la terza causa più frequente di questo tipo di patologia virale in Italia.

Gli uomini e le persone di età superiore ai 34 anni sono stati i più colpiti. I fattori di rischio includono il consumo di carne di maiale e di cinghiale cruda o poco cotta, oltre ai viaggi in zone endemiche.

Importanza dei test e analisi dei risultati

È essenziale aumentare l’attenzione sul tema e garantire una diagnosi tempestiva per migliorare la gestione e la cura della patologia.

L’Istituto superiore di sanità ha sottolineato l’importanza di aumentare anche i test per il ceppo D per migliorare la cura della malattia.

La sovrainfezione con Hdv può causare gravi complicazioni, ma la percentuale di casi testati rimane ancora insufficiente.

 

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