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Sapienza, studenti incatenati al rettorato in sciopero della fame: “Polimeni ascoltaci”

Dopo il presidio sul pratone con le tende allestite da giorni, gli studenti dei Collettivi della Sapienza hanno deciso di incatenarsi davanti al rettorato dell’università e di iniziare uno sciopero della fame contro il genocidio.

Sapienza, studenti incatenati al rettorato in sciopero della fame: “Polimeni ascoltaci”

Una forma di protesta non violenta scelta dopo mesi di mobilitazione per la Palestina con l’obiettivo di confrontarsi con la rettrice Polimeni e la Governance d’ateneo. Un messaggio scritto anche su un cartello esposto dai manifestanti dove si ribadisce la richiesta di interrompere gli accordi con Israele. Sintetizzato n due parole: “Polimeni ascoltaci”.

Il presidio davanti al Tribunale dopo gli scontri

I Collettivi chiedono il boicottaggio della collaborazione scientifica internazionale che però la Sapienza rifiuta. Lo ha messo nero su bianco in un documento approvato dal Senato accademico e dal Consiglio di amministrazione ieri pomeriggio e che ha fatto infuriare i collettivi. E’ partito quindi un primo tentativo di entrare nel rettorato dove era in corso la riunione del Senato accademico e poi un corteo con tensioni con le forze dell’ordine, arresti e feriti.

Così mentre una cinquantina di studenti erano in presidio a piazzale Clodio per dare sostegno a due ragazzi fermati ieri durante gli scontri, questa mattina due ragazzi del collettivo della Sapienza Cambiare Rotta si sono incatenati annunciando l’inizio di uno sciopero della fame.

Il cambiamento parte dalla Sapienza

“Ci rivolgiamo a tutti coloro le cui coscienze sono scosse dalle terribili immagini del genocidio in corso a Gaza, – scrive il Collettivo – dalla preoccupante condizione in cui versano tutti i territori palestinesi sotto attacco continuo, e dalla possibilità sempre più reale di una escalation generalizzata della guerra in Medio oriente e non solo”

“Siamo incatenati e in sciopero della fame al rettorato della Sapienza – proseguono – perché è dal cuore della più grande università d’Europa che ottenere un passo indietro da chi è complice di un genocidio, può produrre un importante cambiamento”.

La richiesta di confronto con la rettrice e tutta la Governance dell’ateneo

I Collettivi spiegano di essere intenzionati a proseguire la protesta e il presidio sul pratone della città universitaria dove domani si terrà una assemblea aperta a tutti per “chiedere un confronto con la rettrice Polimeni e tutta la Governance dell’ateneo. Non è accettabile – hanno sottolineano gli studenti del Coordinamento Sapienza for Palestine – che la rettrice del più grande ateneo d’Europa fugga dal dialogo con la sua comunità”.

“Sono mesi che ci mobilitiamo per la Palestina e se le forze dell’ordine arrivano a manganellare gli studenti significa che la nostra università non è più uno spazio democratico”, aggiungono. “Non siamo noi i violenti, la violenza è fare accordi con gli atenei israeliani che sorgono sul suolo occupato e con quelli scientifici che collaborano attivamente con i comparti bellici israeliani”.

Ancora in piazza al prossimo Senato Accademico

Convinto nell’importanza di allargare la mobilitazione anche Giulio studente Sapienza e militante Fronte della Gioventù Comunista che ricorda le migliaia le firme raccolte nelle scorse settimane per chiedere lo stop “agli accordi con le aziende della guerra e con le università israeliane” e la condanna del genocidio del popolo palestinese.

“L’università non può più ignorare migliaia tra studenti, docenti e ricercatori. Per questo – aggiunge lo studente – scenderemo nuovamente in piazza in occasione della prossima seduta del Senato Accademico il 14 maggio a partire dall’assemblea di domani alle 18 qui in Città Universitaria al Pratone, affinché la Sapienza cessi immediatamente ogni collaborazione con il genocidio in corso in Palestina e per le dimissioni immediate della Rettrice”.

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