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Abusi sui minori: l’esperienza dell’ospedale Bambino Gesù di Roma

In occasione della Giornata internazionale dei bambini innocenti vittime di aggressioni, l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma riflette sull’esperienza acquisita in oltre 40 anni di impegno nella cura dei minori vittime di abusi e maltrattamenti. Ogni anno, vengono affrontati più di 100 nuovi casi di abuso, con oltre 3.000 situazioni registrate nell’ultimo quindicennio grazie a un’efficace procedura di screening. Le forme di abuso più comuni includono incuria e ipercura, con un’età media delle vittime di circa 12 anni. La casistica comprende anche bambini con traumi legati a conflitti bellici.

Le forme di abusi sui minori

La violenza sui minori si manifesta in varie forme, tra cui maltrattamento fisico e psicologico, ‘patologia delle cure’ (ovvero cure insufficienti o eccessive come la somministrazione inutile di farmaci), violenza assistita (dove il minore assiste alla violenza su figure di riferimento come genitori o fratelli) e abuso sessuale.

Dal 2009, l’ospedale utilizza una procedura di rilevazione basata su diversi indicatori per identificare i casi di abuso. Questo sistema di screening viene applicato a tutti i pazienti, sia in pronto soccorso, che in regime di ricovero ordinario o diurno, o durante visite ambulatoriali.

In presenza di segni sospetti, si avvia un percorso clinico specifico che coinvolge un team di specialisti, tra cui medici di pronto soccorso, traumatologi, psicologi, neuropsichiatri e medici legali, per diagnosticare e definire l’iter di cura più appropriato.

Il percorso Child Care

Ogni anno, il pronto soccorso dell’Ospedale Bambino Gesù rileva in media 80 casi di sospetto abuso, a cui si aggiungono quelli emersi durante le attività ambulatoriali o di ricovero.

La maggior parte dei pazienti segnalati per sospetto o accertato abuso viene presa in carico dal reparto di Neuropsichiatria attraverso un day hospital dedicato, denominato ‘Child Care’.

Questo percorso accoglie anche minori vittime di abuso segnalati da altre strutture ospedaliere, enti territoriali e autorità giudiziarie. Oltre il 50% dei pazienti seguiti nel day hospital neuropsichiatrico viene identificato grazie all’intervento del pronto soccorso.

Le statistiche degli abusi sui minori

Negli ultimi 40 anni, l’Ospedale Bambino Gesù ha registrato oltre 5.000 casi di abuso, di cui il 60% negli ultimi 15 anni. Tra questi, si includono anche minori provenienti da zone di guerra come Ucraina, Siria e Africa.

Dal 2008 al 2022, il day hospital neuropsichiatrico ha seguito circa 3.200 bambini e ragazzi abusati o maltrattati, con una media di oltre 200 casi all’anno, di cui circa 130 nuovi e 70 in follow-up. La forma di abuso più frequente è la ‘patologia delle cure’, seguita dalla violenza assistita, abuso sessuale e maltrattamento fisico e psicologico.

Più dell’80% degli abusi avviene all’interno della famiglia. Per quanto riguarda il genere, le diverse forme di violenza si distribuiscono in modo sostanzialmente paritario tra maschi e femmine, eccetto l’abuso sessuale, che tra i 7 e i 18 anni ha un’incidenza tripla tra le femmine rispetto ai maschi.

Strumenti di supporto e prevenzione

L’Ospedale Bambino Gesù non si limita alla cura, ma sviluppa anche strumenti di supporto per pazienti e famiglie, in un’ottica di prevenzione. Sul portale dell’ospedale sono disponibili contenuti realizzati dai neuropsichiatri per aiutare i ragazzi a riconoscere situazioni di rischio e per informare i genitori sui segnali di pericolo.

Inoltre, l’Helpline Lucy (06 6859 2265) offre assistenza e consulenza telefonica gratuita, attiva 24 ore su 24, per famiglie e minori in difficoltà. Un team di psicologi risponde alle richieste di aiuto riguardanti la sofferenza psichica di bambini e adolescenti.

Sul fronte della ricerca, l’ospedale promuove studi sull’impatto dell’abuso e del maltrattamento sulla salute mentale dei giovani e sviluppa programmi terapeutici adeguati. Tra i progetti in fase di sviluppo ci sono un protocollo di supporto per bambini e adolescenti esposti a violenza domestica durante la pandemia di Covid-19 e una serie di interventi psicoeducativi nelle scuole su temi come violenza, bullismo e cyberbullismo.

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