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Roma

Palazzo Merulana, arrivano le ‘visioni metapsichiche’ di Saverio Ungheri

La mostra “Visioni Metapsichiche di Saverio Ungheri” è stata inaugurata oggi a Roma al Palazzo Merulana e sarà aperta fino al 25 agosto. Curato da Andrea Romoli Barberini, in collaborazione con Andreina Ciufo Guidotti, storica dell’arte e autrice della recente monografia sull’artista, e Andrea Ungheri, figlio dell’artista e ideatore della mostra, il progetto espositivo mette in risalto le opere e le ricerche di questo maestro visionario.

Le “Visioni Metapsichiche di Saverio Ungheri” al Palazzo Merulana

Secondo Ungheri, il cervello è un concentrato di energia, elabora pensieri, visualizza immagini con gli occhi, ascolta suoni con le orecchie, esprime parole con la bocca. Egli ha introdotto il concetto di ‘Pantaenergheia’, affermando che tutto è energia. Nato in Calabria, Ungheri si è fatto notare nell’ambiente artistico romano dagli anni Cinquanta fino alla sua scomparsa nel 2013. Oltre a essere un rinomato pittore e scultore, ha contribuito come pensatore e intellettuale. Nel 1959, ha fondato il movimento ‘Astralista’, insieme a Sante Monachesi, Claudio Del Sole, Sandro Trotti e Grazioso David, ispirato al programma di esplorazione lunare Lunik avviato dall’Unione Sovietica.

Il suo contributo all’arte ‘bionika’ è stato innovativo, con opere che esprimevano un vitalismo visionario attraverso il movimento fisico. Nel suo studio romano in via Nomentana, insieme alla moglie Teresa Nasso, ha creato il noto salotto culturale chiamato il ‘polmone pulsante’ nel 1976, dove ancora oggi sono esposte le sue sculture bioniche in movimento.

Il curatore Andrea Romoli Barberini ha così descritto la mostra, parlando della “tradizionale bidimensionalità del quadro – per quanto arricchita, nel tempo, da una materia pittorica di sua invenzione destinata ai Crateri e da altre soluzioni più prossime alla tradizione – ad una originalissima declinazione di una tridimensionalità scultorea che, nell’includere la prassi del ready made, si andrà sostanziando di un’ironia vagamente macabra e inquietante. Risultato, quest’ultimo, ottenuto dal recupero, l’appropriazione, l’assemblaggio, quindi la risemantizzazione di oggetti della quotidianità, cui andranno a sommarsi parti sagomate in gommapiuma, a imitazione di animali, creature fantastiche e organi anatomici animati da motorini elettrici”.

Sottolinea poi Romoli Barberini: “E’ infatti evidente già nelle intenzioni, espresse in testi programmatici e interviste, prima ancora che nelle forme delle realizzazioni plastiche la polemica, siderale distanza che separa concettualmente i lavori di Ungheri da quelli delle coeve ricerche dell’arte cinetica e programmata che proprio in quel torno di tempo si andavano affermando tra Europa e continente americano nel solco del Costruttivismo russo e del Bauhaus”.

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