I genitori di Michelle Causo, uccisa un anno fa a Primavalle, esprimono preoccupazione e indignazione per l’attività dell’assassino della figlia all’interno del carcere minorile di Treviso. Il giovane, attualmente detenuto, avrebbe partecipato a un corso di informatica e utilizzato i social media per visualizzare e contattare amici della vittima, suscitando gravi allarmi tra i familiari di Michelle. Le loro segnalazioni sembrano essere state ignorate dalle autorità competenti, portando a ulteriori tensioni e richieste di intervento.
L’accusa dei genitori di Michelle Causo
Gianluca e Daniela, genitori di Michelle Causo, hanno denunciato all’Adnkronos che l’assassino della figlia, detenuto nel carcere minorile di Treviso, starebbe creando nuovi profili Instagram per monitorare e contattare le amiche di Michelle.
Secondo i genitori, il giovane, noto per aver tentato di estorcere denaro a ragazze tramite minacce con foto ritoccate, avrebbe continuato a mantenere una presenza attiva sui social media nonostante la detenzione.
Gianluca Causo ha dichiarato di aver segnalato ripetutamente la situazione alle autorità carcerarie, ma senza ricevere alcuna risposta concreta.
La scoperta e le reazioni dei genitori di Michelle Causo
L’episodio è emerso quando una decina di giorni fa un’amica di Michelle Causo ha contattato i genitori della vittima, rivelando che un profilo Instagram, riconducibile all’assassino, aveva visualizzato le sue storie.
Questo profilo, sebbene creato sotto falso nome, mostrava una foto chiaramente riconoscibile del giovane. I genitori di Michelle, già devastati dalla perdita della figlia, si sono sentiti ulteriormente umiliati e frustrati dalla mancanza di intervento delle autorità.
Le condizioni nel carcere minorile di Treviso
Nell’istituto penale per i minorenni di Treviso, il giovane 18enne è recluso insieme ad altri 13 detenuti, due in più rispetto alla capacità massima della struttura.
Fonti interne alla Polizia Penitenziaria confermano che i detenuti hanno a disposizione corsi di informatica e altri laboratori, ma l’accesso ai social media non è autorizzato.
Aldo Di Giacomo, segretario generale della S.Pp., ha dichiarato che il sindacato richiederà verifiche in merito alle accuse mosse dai genitori di Michelle. Le dichiarazioni ufficiali sottolineano che l’utilizzo dei social media da parte dei detenuti non è mai consentito, sollevando la possibilità di violazioni delle regole interne.
La risposta dell’avvocato difensore
Daniele Meles, avvocato difensore del giovane reo confesso, ha dichiarato di non poter confermare né smentire l’accesso del suo assistito al computer. Tuttavia, ha aggiunto che, secondo le sue informazioni, il giovane non avrebbe la possibilità di utilizzare dispositivi informatici.
Meles ha riconosciuto che potrebbe anche sbagliarsi, lasciando aperta la questione delle presunte attività social del detenuto.