Non senza un po’ di cinismo gli economisti potrebbero dirci che l’industria funeraria non morirà mai: non c’è calo di domanda – ed è inevitabile in un Paese che sta sempre più invecchiando – eppure anche qui la crisi si sente, incide sui fatturati perché le famiglie hanno meno soldi da spendere, i costi di produzione crescono ed è aumentata la concorrenza anche straniera e con politiche commerciali low cost.
D’altro canto, potremmo dire con altrettanto cinismo che anche morire sta diventando più difficile e per certi versi a Roma più che altrove: qui dove non si trovano loculi e dove i cimiteri vengono divorati sempre più dal degrado, i tempi di attesa per una tumulazione o per la cremazione rischiano di essere lunghi.
Cimiteri al degrado: perché?
Durante la pandemia si diede colpa all’aumento esponenziale dei decessi e certo anche questo incise: ora, però, è evidente che alla base c’è anche e soprattutto un problema di cattiva gestione del settore. E poi ci sono anche le immancabili beffe.
Ne sa qualcosa quella famiglia che, poco tempo fa, dopo aver pianto il congiunto scomparso si è vista recapitare una multa perché il giorno del funerale il carro funebre era passato nella Ztl. E a Roma neanche la vettura dell’ultimo viaggio può sfuggire all’occhio severo delle telecamere…
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