LADISPOLI – Perché il piano anti allagamento dei quartieri Miami e Cerreto è fermo in un cassetto ormai da anni, nonostante i fondi regionali e quelli derivanti dall’accessione di un mutuo presso Cassa Depositi e Prestiti da parte del Comune? A porsi la domanda sono innanzitutto i cittadini dei quartieri interressati, troppe volte durante l’inverno e soprattutto durante le grandi piogge, costretti a “spalare” acqua dalle loro abitazioni. Una domanda che ora è pronta ad approdare in consiglio comunale con l’interrogazione che proprio oggi, Ladispoli Attiva presenterà nella massima assise cittadina dedicata a mozioni, interrogazioni e interpellanze. Un lavoro «molto importante, portato avanti dal consigliere Fabio Paparella e da un’altra attivista, Martina Paoli», ha spiegato il consigliere del movimento civico, Gianfranco Marcucci, «durato mesi». Una vicenda, questa che nasce «nel 2004, quando la Regione ha stanziato dei fondi» (circa un milione di euro), ai quali vanno ad aggiungersi altri 300mila euro derivanti dall’accesione di un mutuo, da parte del Comune – come spiegato sempre da Marcucci – con Cassa Depositi e Prestiti. Fondi «fermi lì» e per i quali (almeno nella parte relativa al mutuo) «paghiamo, per un progetto mai nato». Un tema molto sentito quello degli allagamenti, soprattutto alla luce dei tanti disastri che in questi mesi hanno caratterizzato le cronache nazionali: dall’Emilia Romagna, alla Toscana, passando per la Sicilia, fino ad arrivare a Valencia con addirittura la città gemellata con Ladispoli, Benicarlò, distrutta dalla furia dell’acqua. «Si tratta di una situazione da tenere sotto controllo», ha proseguito ancora il consigliere di Ladispoli Attiva che – ripercorrendo ancora la storia dei fondi e del progetto – ha ricordato come nel 2020 il Rup si è dimesso dal suo incarico «con una lettera durissima» dove avrebbe spiegato di non avere «poteri gestionali» sottolineando soprattutto l’assenza di «un ufficio espropri». Per realizzare l’opera, infatti, «è necessario espropriare alcuni terreni o parte di essi», ma ad oggi, l’ufficio per gestire la situazione, a palazzo Falcone, non è stato istituito. Con l’interrogazione in discussione proprio oggi, il movimento civico, vuole cercare di capire in che direzione l’amministrazione Grando intende muoversi per risolvere il problema. Di pari passo, Ladispoli Attiva ha in programma una «iniziativa pubblica, con i cittadini interessati» per studiare «un’azione comune per cercare di far iniziare i lavori», perché «10 anni di attesa – ha concluso Marcucci – sono troppi e stiamo rischiando veramente tanto, visto quello che sta succedendo». ©RIPRODUZIONE RISERVATA |