La COP29 sui cambiamenti climatici in corso a Baku termina ufficialmente oggi. Ma per l’accordo finale forse bisognerà aspettare qualche giorno in più. Ma nei corridoi gira voce che non verrà presentato alcun documento finale.
In gergo tecnico si chiama “cover decision”. Si tratta del documento finale che dalla COP26 di Glasgow in poi viene presentato alla fine di tutte le Conferenze dell’ONU sul clima e che mostra, in sintesi, tutte le decisioni a cui i negoziatori governativi sono giunti e nel quale spesso vengono inseriti anche gli obiettivi più ambiziosi.
Ecco, secondo quanto si dice nei corridoi dello Stadio Olimpico di Baku, in Azerbaigian, dove si stanno tenendo i negoziati, pare che quest’anno non verrà presentata alcuna cover decision.
Il motivo? Le divisioni tra i Paesi che prendono parte alle COP, quest’anno sono troppo grandi. E la presidenza azera stenta a trovare un compromesso.
Intanto i lavori proseguono serrati. Perché sulla carta la COP termina oggi, venerdì 22 novembre. Ma i lavori potrebbero proseguire ancora per qualche giorno nella speranza di trovare una sintesi comune sugli ultimi punti. A partire da quello finanziario.
Il nodo della finanza climatica
Uno dei punti più controversi resta quello della finanza climatica. Questa notte è stato pubblicato un nuovo documento relativo al capitolo NCQG (New Collective Quantified Goal).
Il testo, però, non piace a nessuno. Sia le nazioni sviluppate che quelle in via di sviluppo criticano l’assenza di cifre chiare e il linguaggio incompatibile con l’Accordo di Parigi. Inoltre, alcuni elementi inclusi nel testo non rientrano nel mandato NCQG. Questo ha generato insoddisfazione generale, portando alla necessità di rivedere tutto.
Tra le ipotesi circolate, due opzioni sono emerse: un accordo su “1.000 miliardi tutto incluso” o un obiettivo progressivo 2025-2035, partendo da 200-300 miliardi nel primo anno per arrivare a 1.300 miliardi.
Arabia Saudita: “Nessuno tocchi le fossili”
Sul tema delle fonti fossili (quelle che causano il cambiamento climatico), l’Italia e l’Unione Europea si oppongono a modificare i risultati del Global Stocktake 2023, che include un linguaggio chiaro sulla necessità di uscire gradualmente dall’uso dei combustibili fossili.
La posizione europea è stata ribadita durante i negoziati alla COP29, evidenziando il desiderio di mantenere l’impegno verso una transizione energetica coerente con l’Accordo di Parigi.
Tuttavia, le discussioni sul Programma di Lavoro sulla Mitigazione, che potrebbe rafforzare tali impegni, sono attualmente bloccate da Paesi come l’Arabia Saudita, fortemente contrari a un’azione decisa contro i combustibili fossili.
Il governo saudita ha fatto sapere che non firmerà alcun accordo in cui venga citata la fuoriuscita dalle fossili.
Questo stallo riflette la profonda divisione tra gli Stati favorevoli a una rapida decarbonizzazione e quelli che dipendono economicamente da petrolio, gas e carbone.
L’esito di queste trattative sarà cruciale per stabilire se la COP29 riuscirà a consolidare nuovi impegni concreti per ridurre le emissioni globali e accelerare la transizione energetica.
L’articolo COP29, il mondo in attesa di un documento finale sui cambiamenti climatici (che forse non ci sarà) proviene da Notizie da TeleAmbiente TV News.