Il nostro Paese detiene il primato europeo per morti premature, casi di asma (anche infantile) e peso sul sistema sanitario. L’elettrificazione appare necessaria ma andrebbe sostenuta con politiche di semplificazione.
L’inquinamento indoor, come è ormai noto, è capace di causare danni alla salute tanto quanto quello esterno. Questo perché passiamo gran parte del tempo al chiuso, specialmente nei mesi autunnali e invernali, e siamo inevitabilmente più esposti a vari inquinanti. Accade anche in casa ed è un problema da non sottovalutare, soprattutto alla luce delle ultime stime dell’Organizzazione mondiale della Sanità: ogni anno, in tutto il mondo, si verificano 6,7 milioni di morti premature. Come denuncia l’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS), un potenziale pericolo arriva dall’utilizzo dei fornelli a gas, presenti nella stragrande maggioranza delle cucine degli italiani: secondo i dati Eurostat, la loro diffusione media a livello europeo è pari al 33%, ma in alcuni Paesi supera il 60% e l’Italia detiene il primato continentale raggiungendo il 74%.
Sulla pericolosità dei fornelli a gas è stato recentemente pubblicato uno studio: un team di ricercatori dell’Università Jaume I, di Castellón de la Plana, in Spagna, ha valutato l’impatto sanitario ed economico dell’esposizione al biossido di azoto (NO2) legato al loro utilizzo nell’Unione europea e nel Regno Unito. Lo studio ha calcolato, negli ultimi 45 anni, i livelli di NO2 presenti all’esterno e all’interno delle case. Il risultato è che la concentrazione di biossido di azoto, nelle case con fornelli a gas, è maggiore rispetto sia alle abitazioni con cucina elettrica, sia all’ambiente esterno. In alcuni casi, tra l’altro, è facile il superamento dei limiti della qualità dell’aria fissati dall’Oms.
I ricercatori hanno anche stimato le morti premature associate all’esposizione di NO2: sono circa 40mila all’anno in tutta Europa, ma il 94% di esse è concentrato in appena otto Paesi e l’Italia detiene il primato con 12.786 decessi all’anno. Altri dati che fanno rabbrividire: l’esposizione al biossido di azoto ha fatto perdere 77mila anni di vita e causato 55mila casi in più di asma nella popolazione, specialmente quella infantile (almeno 41mila casi stimati).
Oltre al costo in termini di vite umane, c’è anche un impatto a livello economico sul sistema sanitario. Anche qui, l’Italia detiene un triste primato, con una spesa di 54 miliardi di euro sui 160 totali a livello europeo. Anche gli anni di vita persi (14 miliardi) e l’asma pediatrico (quattro miliardi) hanno un costo a livello europeo, che nel caso dell’asma infantile, in Italia, ammonta a 532 milioni.
Come se non bastasse, i ricercatori hanno anche avvertito che l’impatto sulla salute potrebbe essere sottostimato, dal momento che lo studio si è concentrato esclusivamente sul biossido di azoto e non su altri inquinanti legati ai fornelli a gas, come il monossido di carbonio, la formaldeide e il PM2,5 (il cosiddetto particolato fine). Per questo viene suggerito di approfondire il tema con altri studi concentrati sui dati di tutti gli altri inquinanti.
La soluzione più semplice al problema, e probabilmente la più efficace, è l’elettrificazione. Passare ad una cucina elettrica è essenziale per ridurre l’esposizione della popolazione al biossido di azoto, un’azione complementare potrebbe essere una migliore ventilazione dei locali ma l’impatto non è così significativo. Come ricorda sempre ASviS, l’organizzazione globale Clasp, attiva nello sviluppo di politiche di efficientamento energetico degli elettrodomestici, ha condotto un sondaggio in otto Paesi europei, Italia compresa, su 8.000 cittadini. I risultati sono molto interessanti e riescono a dare una certa visione d’insieme.
In primis: l’acquisto di un piano cottura dipende da vari fattori, come il prezzo (75% degli intervistati), l’energia utilizzata (64%), l’efficienza energetica (60%) e l’impatto sulla qualità dell’aria interna (46%). Tuttavia, molti intervistati hanno ammesso di non avere informazioni precise sulla reale efficienza del proprio piano cottura e il 25% ha spiegato di non essere in grado di valutare la tecnologia con impatti peggiori sulla qualità delll’aria. I fornelli a gas, rispetto a quelli elettrici, risultano ancora più economici e facili da acquistare, installare e utilizzare.
Il 94% degli intervistati, poi, ha ammesso di eseguire una forma di ventilazione in cucina: il 51% lo fa utilizzando una classica cappa aspirante, ma non per il tempo sufficiente a eliminare in modo efficace gli inquinanti. La ventilazione esterna, poi, è un sistema a cui fa ricorso appena il 24% degli intervistati che utilizza una cucina a gas. E di questo 24%, meno della metà apre anche le finestre. Inoltre, l’efficacia delle cappe aspiranti è fortemente limitata dalle mancate pulizia o sostituzione dei filtri: solo il 16% degli intervistati lo fa con cadenza mensile.
Quasi tutti gli intervistati, tuttavia, si sono detti favorevoli a politiche in grado di semplificare il passaggio alla cucina elettrica. Si tratta ovviamente di misure in grado di rendere più facile ed economica il ricorso ai fornelli elettrici rispetto al gas. Nell’ordine, si tratta di:
– rendere l’elettricità più economica del gas;
– stabilire requisiti obbligatori per i produttori in modo da far produrre piani di cottura più efficienti;
– offrire incentivi finanziari per l’acquisto;
– introdurre un’icona del tempo di riscaldamento sull’etichetta energetica;
– favorire la rimozione gratuita dei vecchi piani cottura.
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