Il nostro Paese è ancora leader nell’economia circolare, ma sta rallentando troppo rispetto a chi, come la Francia, ha investito molto negli ultimi anni e sta iniziando ad ottenere risultati notevoli.
È un’Italia ancora leader nel riciclo e nell’economia circolare, ma che ha rallentato a partire dal 2020 sul fronte dell’utilizzo di materiali riciclati rispetto a Paesi europei, come la Francia, che invece hanno investito molto e stanno ottenendo risultati sempre migliori. È quanto emerge dal report L’Italia che ricicla 2024 di Assoambiente, che ha analizzato le performance, le opportunità e le criticità di un settore essenziale sia per la sostenibilità ambientale che economica. L’economia circolare, infatti, è un settore che impiega il 2,4% degli occupati a tempo indeterminato in Italia e il cui valore aggiunto si attesta al 2,5% del Pil.
“Siamo in una fase di stallo ma partiamo dal record italiano in Europa nella quantità di materiale riciclato. Tra rifiuti urbani e rifiuti speciali, siamo oltre l’80%, una cifra pazzesca. Si può fare di più, ci sono ancora quote di materiali che non vengono riciclate e importiamo materiale riciclato dall’estero” – ha spiegato Chicco Testa, presidente di Assoambiente – “Dobbiamo aumentare la capacità industriale dell’Italia, specialmente per quanto riguarda il riciclo, e poi trovare qualche modo per favorire i materiali riciclati rispetto ai materiali vergini. Differenziazioni nell’Iva, ad esempio, sarebbero importanti“.
“Probabilmente ci siamo un po’ seduti sugli allori, ma il tragico periodo del Covid, oltre a causare drammi e problemi, ha un po’ falsato il mercato, perché in quel periodo la gente rimaneva di più a casa e le attività sono cambiate radicalmente. Per comodità lo prendiamo a paragone, ma è stato oggettivamente un periodo particolare” – il punto di Paolo Barberi, presidente della Sezione UNICIRCULAR di Assoambiente – “La contrazione osservata nel consumo di prodotti derivanti dal riciclo dipende molto dai mercati esteri, negli ultimi tre-quattro anni ad esempio sono state importate in Italia materie prime vergini utili per la nostra industria a prezzi più bassi rispetto alle materie riciclate“.
“Finché non si riuscirà a dare un valore economico oggettivo alla capacità di decarbonizzazione derivante dall’uso dei prodotti riciclati, al risparmio dell’ambiente (materie prime, consumo di suolo, ecc.), ai prodotti circolari, questi saranno sempre soggetti agli andamenti di mercato” – ha aggiunto Paolo Barberi – “Si tratta di tentativi di sostituzione di competizione commerciale, legittimi perché viviamo in un sistema di mercato aperto e libero“.
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