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Trattato sulla plastica, proseguono gli incontri e le proteste degli ambientalisti: “Il mondo vi guarda”

A Busan, in Corea del Sud, è in corso l’ultimo incontro dell’Unep per definire un Trattato globale sull’inquinamento da plastica. Gli ambientalisti, intanto, chiedono ai governi un trattato giusto per il pianeta.

Occhi puntati verso Busan, in Corea del Sud, dov’è in corso l’ultimo incontro del Comitato Intergovernativo di Negoziazione (INC-5) dell’Unep. L’obiettivo del summit, che riunisce i leader di 178 paesi, è di arrivare alla definizione di un Trattato globale sull’inquinamento sulla plastica. Un testo vincolante che disciplini la gestione di questo materiale affinché si elimini – o più verosimilmente si riduca – un problema che riguarda l’intero pianeta, con gravi ripercussioni sull’ambiente e la salute.

Dal 25 novembre fino al 1° dicembre quindi, i delegati proseguiranno il lavoro iniziato nelle precedenti sessioni, l’ultima lo scorso aprile ad Ottawa, in cui è stata definita una prima bozza. Un trattato ambizioso, che sta incontrando non pochi ostacoli, specialmente da parte dei produttori di petrolio.

Due le principali fazioni in contrapposizione: da una parte la coalizione, composta da Stati europei, africani e asiatici, che preme per un trattato vincolante che includa tutto il ciclo di vita della plastica (compresa la produzione), dall’altra ci sono i principali Stati produttori di petrolio, Iran, Arabia Saudita, Russia, che caldeggiano un approccio più leggero limitato al riciclo e alla gestione dei rifiuti.

Negli ultimi anni, la comunità scientifica ha lanciato numerosi allarmi sulle conseguenze disastrose della plastica sulla biodiversità, sul clima e sull’uomo. Le microplastiche ad esempio, hanno ormai invaso il Pianeta, contaminando anche il nostro organismo.

Dati che vanno ad aggiungersi alla preoccupante previsione dell’Ocse. Secondo l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico la produzione di plastica è raddoppiata dal 2000 al 2019, raggiungendo arrivando a 460 milioni di tonnellate. Una cifra che potrebbe raddoppiare entro il 2040 se non si adottano strategie globali più forti.

Trattato sulla plastica a Busan, le proteste degli ambientalisti: “Il mondo vi guarda”

In questi giorni si sono mobilitate molte associazioni ambientaliste che da anni lottano per porre fine all’inquinamento da plastica. A partire da Greenpeace, che ha issato una bandiera raffigurante un gigantesco occhio su una gru alta dieci piani proprio a Busan. L’opera di Dan Archer è costituita dai ritratti di migliaia di volti di attiviste e attivisti di tutto il mondo e rivolge ai governi un messaggio chiaro: il mondo vi sta osservando e chiede un trattato ambizioso per affrontare questa emergenza.

Anche gli attivisti di Friends of The Earth e Korea Federation for Environmental Movements hanno protestato lanciando un appello sulla spiaggia di Busan. Circa 500 attivisti si sono riuniti per formare la scritta “End Plastic” visibile dall’alto.

WWF Italia invece, ha ribadito l’urgenza di misure vincolanti, elencandone quattro essenziali per l’intero ciclo di vita della plastica. Un Trattato globale con obblighi giuridicamente vincolanti è infatti l’unico modo per affrontare la crisi globale dell’inquinamento da plastica. Bisogna dare priorità alle misure più urgenti per affrontare il problema alla radice e creare un trattato forte e incisivo”, ha dichiarato Eva Alessi, Responsabile Sostenibilità del WWF Italia.

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