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Vaia e bostrico, lo strano caso del picchio nero

Questa specie, essenziale anche per il resto della biodiversità, nidifica soprattutto negli alberi bostricati. Salvare le specie arboree dal taglio significa preservare equilibri ecosistemici mai così a rischio. 

Prima la tempesta Vaia, poi l’infestazione del bostrico (Ips typographus): un patrimonio naturale come quello delle foreste delle Dolomiti ha rischiato di subire un durissimo colpo nel giro di pochi anni, e anche per questo sono essenziali i vari progetti di tutela e di riforestazione che vengono attualmente portati avanti. In questo scenario, arriva una notizia molto singolare che riguarda il picchio nero: il 60% della popolazione di questa specie di uccelli, infatti, ha nidificato nelle cavità degli alberi colpiti dal bostrico nel Parco Naturale di Paneveggio-Pale di San Martino, in provincia di Trento.

Lo rivela uno studio pubblicato sulla rivista Animal Conservation e realizzato grazie alla collaborazione tra il Museo delle Scienze di Trento (MUSE), il Parco Naturale Paneveggio-Pale di San Martino e il Dipartimento di Scienze e Politiche ambientali dell’Università degli Studi di Milano. La scoperta dell’importanza degli alberi bostricati per gli uccelli, non solo i picchi neri, ha consentito di avviare una sperimentazione, nella foresta di Paneveggio, che mira a individuare, segnalare e tutelare le piante infestate.

La tempesta Vaia e la successiva infestazione del bostrico sono due elementi collegati tra loro, all’interno di un sistema dinamico come quello della composizione forestale, e non solo perché derivanti entrambi dal cambiamento climatico. La gestione forestale deve adattarsi alla situazione attuale non solo per favorire la salute della vegetazione, ma anche per tutelare l’intera biodiversità. Gli uccelli, all’interno degli ecosistemi forestali, sono tra l’altro indicatori biologici in grado di regolare la presenza di semi, impollinatori, predatori o prede. I picchi, poi, con i loro becchi creano cavità che svolgono funzioni utili anche per altre specie, non solo uccelli ma anche chirotteri, micromamiferi e insetti sociali e impollinatori come le api. Il loro ruolo diventa ancora più prezioso in luoghi come le foreste alpine, costituite principalmente da conifere che non dispongono di cavità naturali.

I progetti di tutela degli alberi e del picchio nero risalgono addirittura al 2007, ma la metà degli alberi marcati prima del 2018 era stata distrutta dalla tempesta. I picchi neri hanno quindi iniziato a nidificare sulle piante bostricate, ma l’esbosco totale degli alberi infestati sta decimando i siti riproduttivi di questa specie. Grazie anche alla collaborazione con l’Agenzia provinciale delle foreste demaniali, è stata avviata una nuova fase di sperimentazione che punta a segnalare non solo gli alberi bostricati in cui ha nidificato il picchio nero, ma anche altre 20-30 piante circostanti. Un progetto essenziale per garantire la sopravvivenza anche di altre specie autoctone di un’area che sta pagando un dazio pesantissimo a causa degli effetti del cambiamento climatico.

L’articolo Vaia e bostrico, lo strano caso del picchio nero proviene da Notizie da TeleAmbiente TV News.

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