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Saldi invernali, il metodo Bisou salva il pianeta e il tuo portafoglio

Ecco il metodo Bisou per risparmiare e salvaguardare l’ambiente, specie nel periodo dei saldi.

Tempo di saldi. In tutta Italia le vendite a prezzi scontati dureranno massimo due mesi. Ma di fronte alla tentazione, come non cedere al consumo eccessivo o comprare meno ma meglio? Grazie al “metodo Bisou“, ecco 5 domande da porsi per acquistare in modo sostenibile ed evitare acquisti compulsivi.

Il metodo BISOU che salva il tuo portafoglio e il pianeta

L’approccio Bisou si basa sull’idea che “meno è meglio”. Si tratta di un metodo inventato da Stephanie Ansermoz, una specialista francese di organizzazione, ed ha come obiettivo quello di semplificare la routine quotidiana e ridurre al minimo il disordine in casa.

Il metodo “bisou”, che in francese significa “bacio”, è efficace per liberarsi dai consumi eccessivi. Ogni lettera si riferisce ad una domanda che dobbiamo porci prima di acquistare qualcosa.

B come bisogno. Perché devo acquistare questo articolo? Se si tratta più di un bisogno psicologico (desiderio di cambiamento, conforto, fuga), dobbiamo fare attenzione, anche perchè sono pochissime le possibilità che tale acquisto soddisfi questa esigenza.

I come immediato. Pratiche commerciali come “promozione valida solo oggi” favoriscono l’acquisto compulsivo. Un periodo di riflessione da una settimana a 15 giorni, nella maggior parte dei casi, evita l’acquisto.

S come simile. Questo capo d’abbigliamento è già presente nel mio armadio? Ho qualcosa di simile che avrebbe una funzione paragonabile? Domandiamoci questo prima di accumulare altra roba che molto probabilmente non indosseremo mai o per poche volte.

O come origine. Qui subentra la responsabilità sociale e ambientale. Questo prodotto ha attraversato il mondo per venire da me? Chi lo ha realizzato e in quali condizioni? Approvo questo processo di produzione investendovi i miei soldi?

U come utile. Questo oggetto avrà davvero un impatto positivo sulla mia vita quotidiana? Come ho fatto finora a farne a meno?

Il consumismo? Deve diventare fuori moda

Un semplice click su “acquista” o rimandare un prodotto indietro perchè non ci piace o non ci sta bene. Tutto ha un impatto ambientale considerevole.

La realizzazione di qualsiasi capo di abbigliamento, o in generale qualsiasi oggetto, richiede risorse come acqua, energia, materie prime e, di conseguenza, produce inquinamento.

L’industria tessile è responsabile dal 5 al 10% delle emissioni di gas serra mondiali. La produzione tessile ha bisogno di utilizzare molto acqua, senza contare l’impiego dei terreni adibiti alla coltivazione del cotone e di altre fibre. Alcune stime indicano che per fabbricare una sola maglietta di cotone occorrano 2.700 litri di acqua dolce, un volume pari a quanto una persona dovrebbe bere in 2 anni e mezzo.

Come combattere questi sprechi? Abbandondando il consumismo sfrenato, rendendolo fuori moda, puntando sul second hand e rimettendo in circolo abiti o accessori che non usiamo più grazie a iniziative come quella dello swap party, una vera e propria festa del baratto.

L’impatto ambientale del fast fashion nei saldi invernali

Il fast fashion è un modello di business nato negli anni ’80 che letteralmente significa “moda veloce“. Le aziende hanno iniziato a produrre un numero sempre maggiore di collezioni con l’obiettivo di realizzare prodotti di tendenza e renderli disponibili al consumatore nel minor tempo possibile, minimizzando i costi.

Il basso costo del prodotto spinge il consumatore ad acquisiti sempre più frequenti, senza pensare a ciò di cui ha realmente bisogno. Si innesca così un circolo vizioso, alimentato soprattutto dallo shopping online e dalla possibilità di resi, attività da fare con un semplice click. Durante i saldi invernali, le grandi catene di fast fashion producono, infatti, un surplus enorme di abbigliamento.

Questo comporta un aumento di tessuti sintetici non riciclabili, emissioni di CO2, oltre a uno spreco di enormi quantità di acqua. Ogni anno vengono buttati via circa 92 milioni di tonnellate di rifiuti tessili, e gran parte di questi è legata al fast fashion.

Quello del fast fashion è un fenomeno che ha visto affermarsi brand come Shein e Temu, piattaforme di e-commerce cinesi che offrono agli utenti capi di tendenza a prezzi stracciati.

Ma cosa ne pensano gli italiani di questo modello di consumo di moda? Stileo ha indagato sul tema nell’ultima edizione del report Fashion Research 2024. Lo studio riporta che il 79% degli italiani conosce i principali e-shop di questa categoria, il 63% dichiara di aver acquistato almeno una volta da questi e-commerce, mentre un 19% afferma di non aver mai fatto shopping in questo particolare tipo di shop online e di non avere intenzione di farlo in futuro.

L’articolo Saldi invernali, il metodo Bisou salva il pianeta e il tuo portafoglio proviene da Notizie da TeleAmbiente TV News.

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