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Groenlandia, perché Donald Trump la vuole? E cosa c’entrano le auto elettriche?

Il presidente elettro Donald Trump ha più volte sottolineato di voler annettere agli Stati Uniti la Groenlandia. Le motivazioni hanno a che fare con la transizione energetica e con i cambiamenti climatici

Donald Trump vuole la Groenlandia. A guardarla, la più grande isola del mondo, oggi territorio autonomo danese, sembra quasi poco più di una distesa di ghiaccio. E allora perché il presidente eletto degli Stati Uniti vuole annettere la Groenlandia agli Stati Uniti?

Le motivazioni sono tante e alcune hanno a che fare con le questioni legate alla transizione energetica e i cambiamenti climatici. Andiamo con ordine

Groenlandia, una terra ricca di risorse

Posta nel bel mezzo del Mar Glaciale Artico, la Groenlandia si trova in una posizione strategica: tra il Canada e l’Islanda. Quindi tra America ed Europa. Di sicuro la sua posizione gioca un ruolo importante nella volontà di annessione del futuro capo della Casa Bianca. Ma non è tutto.

Da secoli è risaputo che la Groenlandia è una terra ricca di risorse. In primis fonti fossili come petrolio e gas naturale. Ma anche uranio e terre rare.

Insomma, da una parte fonti fossili come gas e petrolio che Donald Trump ha detto di non voler abbandonare e di voler continuare a sfruttare nonostante sia ormai dimostrato che il loro utilizzo comporta emissioni di CO2 che sono la causa principale del riscaldamento globale.

Ma poiché – a prescindere da ciò che vuole Trump – il mondo è nel bel mezzo di una rivoluzione energetica, nelle mire degli Usa ci sono anche l’uranio, uno dei principali combustibili utilizzati nei reattori nucleari per produrre energia; e le terre rare, che giocano un ruolo cruciale nella transizione energetica, essendo indispensabili per la produzione di tecnologie sostenibili come le turbine eoliche, i sistemi di accumulo energetico e soprattutto per lo sviluppo dell’industria dell’auto elettrica.

Le terre rare, infatti, sono una componente cruciale per la produzione sia di batterie che di motori elettrici. In particolare, i cosiddetti lantanidi (un gruppo di terre rare) sono utilizzati nei magneti permanenti dei motori elettrici ad alta efficienza, che alimentano i veicoli elettrici. Mentre cobalto, nickel, litio (che non sono terre rare ma sono frequentemente estratti insieme ad esse) sono utilizzati nelle batterie agli ioni di litio, che sono le più comuni nelle auto elettriche.

Le terre rare della Groenlandia contro il dominio cinese

Le terre rare rappresentano uno dei crucci di parecchi governi occidentali. Questo perché il leader mondiale indiscusso in quest’ambito tanto importante per la transizione energetica è la Cina.

Una posizione dominante che può essere spiegata dal fatto che possiede circa il 37% delle riserve mondiali di terre rare. Una quantità tanto elevata che ha permesso anche di sviluppare un indotto tecnologico all’avanguardia a livello planetario.

È chiaro, dunque, perché Donald Trump, da sempre attento al “pericolo” della crescita cinese (sia politica che economica) nello scacchiere internazionale, possa essere interessato alla Groenlandia.

Quello che bisogna capire è perché chi oggi governa quella terra (la Danimarca, nonostante la popolazione locale goda di un forte grado di autonomia) non abbia ancora messo le mani su quelle risorse.

La risposta è piuttosto semplice: perché più che di terre rare, di uranio e di fonti fossili la Groenlandia è ricca di ghiaccio. Una coltre di ghiaccio che copre tutto e rende ogni risorsa quasi del tutto inaccessibile. Almeno per il momento.

Donald Trump e il riscaldamento globale come opportunità

Come abbiamo detto in precedenza, le emissioni di CO2 legate all’utilizzo di combustibili fossili provoca un aumento generalizzato delle temperature globali. Una delle conseguenze principali del riscaldamento globale è lo scioglimento dei ghiacci.

La Groenlandia contiene una quantità di ghiaccio così vasta che, se si sciogliesse completamente, il livello globale dei mari si alzerebbe di 7,4 metri. Di questa massa, circa un metro è costituito dal cosiddetto ghiaccio “zombie”, già destinato a sciogliersi inevitabilmente, come evidenziato da uno studio del 2022.

Dal 1992, la Groenlandia ha registrato una perdita media di circa 182 miliardi di tonnellate di ghiaccio all’anno (169 miliardi di tonnellate metriche), con un picco di 489 miliardi di tonnellate (444 miliardi di tonnellate metriche) perso nel 2019, come evidenziato dalla Nasa.

Insomma, se tutto quel ghiaccio è destinato a sciogliersi, allora le terre rare, l’uranio, il petrolio e tutte le altre risorse di cui è ricco il sottosuolo groenlandese diventeranno più semplici da raggiungere e sfruttare. Insomma, in questo caso per Donald Trump il riscaldamento globale è un’opportunità.

L’articolo Groenlandia, perché Donald Trump la vuole? E cosa c’entrano le auto elettriche? proviene da Notizie da TeleAmbiente TV News.

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