Il fenomeno della denatalità è sempre più urgente in Italia e questo si riflette anche nel mondo della scuola. Nell’anno scolastico 2024/2025 alle scuole superiori si sono iscritti 50mila studenti in meno
La denatalità in Italia è un fenomeno sotto gli occhi di tutti. A confermare questa tendenza è anche l’Istat che, negli ultimi dati demografici pubblicati inerenti al 2023, denuncia un calo delle nascite. Il tasso di natalità del 2023 è stato pari al 6,4 per mille (era 6,7 per mille nel 2022). La diminuzione delle nascite rispetto al 2022 è di 14mila unità (-3,6%), meno 34,2% rispetto al 2008, classificato come l’anno in cui si era registrato un aumento delle nascite in Italia.
La denatalità colpisce anche la scuola: i numeri
Chiaramente la carenza di nuovi nati causa una diminuzione delle iscrizioni a scuola e la presenza di sempre meno studenti. E questo potrebbe portare alla scomparsa delle scuole e a mettere in pericolo anche il posto di lavoro degli insegnanti e operatori scolastici. Secondo i dati forniti dal Messaggero nell’anno scolastico 2024/2025 nelle scuole superiori si è registrato un calo di iscrizioni di 50mila studenti, ma se si guarda a tutte le scuole di ordine e grado il numero sale a 130mila unità in meno rispetto all’anno precedente.
Cosa aspettarci dai prossimi anni
Un andamento demografico preoccupante che non potrà che peggiorare negli anni a venire. Si stima infatti che fra dieci anni, se la denatalità continuerà con questo andamento, ci saranno quasi un milione e mezzo di studenti in meno. Quindi dagli attuali 7,4 milioni di studenti si scenderà a 6 milioni. Sempre il Messaggero parla di meno 500.000 studenti nelle scuole superiori, meno 300.000 alle scuole medie e meno 400.000 alunni alle elementari. Infine la scuola dell’infanzia perderà oltre 156.000 bambini.
Le cattedre e gli accorpamenti degli istituti scolastici
Il calo delle iscrizioni avrà un impatto anche sull’organizzazione degli istituti scolastici e sulle cattedre da occupare. Per esempio tra giugno e settembre si dovranno cancellare tra le 5mila e le 6mila classi, da dividere per ogni ordine e grado. Questo comporterà anche una ridistribuzione delle cattedre, con una riduzione di oltre 10mila posti di lavoro.
Le rassicurazioni del Ministro Valditara
Su questo però aveva rassicurato il Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, che ha confermato lo stesso organico docente degli anni scorsi “che ci aiuterà a potenziare la didattica e a ridurre ancor di più la densità degli studenti nelle classi, considerato che il fenomeno delle cosiddette classi pollaio è ormai in via di estinzione”.
Un’occasione per favorire classi meno affollate
C’è chi vede la diminuzione degli studenti, causata dalla denatalità, come un’occasione per riorganizzare la scuola. È il caso di Giuseppe Buondonno, responsabile scuola di Alleanza Verdi Sinistra (AVS) che ha detto: “Nel nostro Paese servirebbero più insegnanti e più tempo-scuola. Rilanciamo, con forza, la nostra proposta: riduciamo consistentemente il numero di alunni per classe e aumentiamo il tempo-scuola, assumendo più insegnanti”.
Denatalità e immigrazione
Sul tema della denatalità è intervenuto anche il Rettore dell’Università Bocconi di Milano Francesco Billari, sottolineando che la soluzione al problema non risiede tanto nell’aumento della natalità, ma bisogna fare leva sull’immigrazione: “La demografia dell’Italia dei prossimi dieci o vent’anni si gioca su quelli che arrivano o decidono di andare via dal nostro Paese” ha detto il Rettore.
Un focus sul Sud Italia
Nel rapporto Svimez 2024 un capitolo cruciale è dedicato alla scuola e allo spopolamento del Sud Italia. Nello specifico, si legge nel rapporto, la denatalità che colpisce il nostro Paese, aggiunta allo spopolamento del Sud Italia ha conseguenze sul sistema scolastico, soprattutto quello del Meridione, dove gli studenti sono diminuiti a un ritmo più che doppio rispetto al Centro-Nord.
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