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Agroalimentare, frutta secca, microplastiche, etichetta d’origine – Agrifood Magazine

In questo numero di Agrifood Magazine, realizzato in collaborazione con Italpress: 1) L’agroalimentare vale 676 miliardi di euro; 2) Etichetta d’origine obbligatoria su frutta secca sgusciata; 3) Calamità naturali, in arrivo 23 milioni; 4) Microplastiche, nuovo studio su pesci e crostacei

 

In questo numero di Agrifood Magazine, realizzato in collaborazione con Italpress:

1) L’agroalimentare vale 676 miliardi di euro: Il sistema agro­alimentare si conferma un settore cardine dell’economia, con un fatturato di 676 miliardi di euro nel 2023. È uno dei dati emersi in occasione della presentazione dell’Annuario del Crea.

2) Etichetta d’origine obbligatoria su frutta secca sgusciata: Dal 1° gennaio 2025 è scattato l’obbligo dell’indicazione d’origine della frutta secca sgusciata, dalle nocciole alle mandorle, dai fichi secchi ai pistacchi. L’entrata in vigore del regolamento europeo, va a completare la norma già esistente per la frutta secca in guscio. Secondo un’analisi Coldiretti su dati Ismea-Nielsen, nel 2023 le famiglie italiane ne hanno acquistati 115 milioni di chili, per una spesa di 1,1 miliardi di euro. Se a questi dati, viene sommata anche la quantità di prodotto usato dall’industria dolciaria, la quantità arriva a sfiorare i 640 milioni di chili. La normativa prevede l’obbligo di etichettatura dell’origine per la frutta secca sgusciata o essiccata e i prodotti di IV gamma, compresi funghi non coltivati, zafferano e capperi. Le informazioni relative all’origine devono essere chiaramente visibili sull’imballaggio e/o sull’etichetta e l’indicazione del paese d’origine deve risaltare maggiormente rispetto all’indicazione del paese in cui è avvenuto l’imballaggio. L’obbligo, però, non si applica alla frutta secca utilizzata nei prodotti dolciari come le creme spalmabili. In questi casi il rischio è che i prodotti contengano della frutta che proviene da Paesi che utilizzano pesticidi proibiti nell’Unione europea ma il cui utilizzo è legale in Paesi extra Ue. Un esempio sono le nocciole turche e i pistacchi iraniani. Per questo le maggiori associazioni di produttori italiane chiedono da tempo che l’Unione imponga il principio di reciprocità sul suo territorio scongiurando il rischio che i fitofarmaci siano consumati dagli europei e che i prodotti extra Ue godano di una concorrenza sleale di fatto che li rende molto competitivi a danno dei produttori che rispettano le regole comunitarie.

3) Calamità naturali, in arrivo 23 milioni: Nel pacchetto da 200 milioni di euro per il sostegno all’agricoltura nazionale, approvato in Conferenza Stato-Regioni, il Ministero dell’Agricoltura della Sovranità Alimentare e delle Foreste è intervenuto con 23 milioni di euro a sostegno delle aziende colpite da calamità naturali, eventi climatici avversi e fitopatie. In particolare, 10 milioni di euro sono destinati alle imprese suinicole per i danni indiretti da Peste Suina Africana. Il risarcimento per le imprese della produzione primaria può arrivare fino al 100% del danno totale subito tra il 1° dicembre 2023 e il 31 ottobre 2024. I pagamenti saranno predisposti da AGEA. Inoltre, il MASAF ha stanziato 13 milioni euro dal Fondo di Solidarietà Nazionale per compensare i danni 2024 causati da avversità atmosferiche assimilabili a calamità naturali, nonché per le imprese e i consorzi di acquacoltura e pesca danneggiati dalla diffusione del granchio blu.

4) Microplastiche, nuovo studio su pesci e crostacei: Un nuovo studio condotto dai ricercatori della Portland State University, ha dimostrato che le minuscole particelle rilasciate da vestiti, imballaggi e altri prodotti in plastica finiscono nel pesce che poi arriva sulle nostre tavole, evidenziando la necessità di tecnologie e strategie per ridurre l’inquinamento da microfibre nell’ambiente. Precedenti ricerche hanno mostrato una prevalenza di microplastiche nei bivalvi come le ostriche del Pacifico e le vongole veraci. Il nuovo studio, invece, si è concentrato sui pesci pinnati e sui crostacei comunemente consumati. Il team ha quantificato le particelle antropiche presenti nei tessuti commestibili di sei specie economicamente o culturalmente importanti in Oregon: scorfano nero, merluzzo bianco, salmone reale, aringa del Pacifico, lampreda del Pacifico e gambero rosa. Lo studio, che è stato pubblicato sulla rivista Frontiers in Toxicology, ha trovato 1.806 particelle sospette in 180 dei 182 campioni individuali. Tra le specie campionate, il gambero rosa, che si nutre filtrando appena sotto la superficie dell’acqua, aveva le concentrazioni più elevate di particelle nei tessuti commestibili. Il salmone reale aveva le concentrazioni più basse, seguito dal pesce scorpione nero e dal merluzzo nero. I risultati, affermano i ricercatori, evidenziano la necessità di ulteriori studi per comprendere i meccanismi attraverso i quali le particelle si trasferiscono nel tessuto muscolare, di cui l’uomo si nutre, e di interventi politici per regolamentare le particelle antropogeniche. Ecco perché il team di ricercatori sta iniziando a concentrarsi maggiormente sulle soluzioni, guidando un progetto finanziato dal National Oceanic and Atmospheric Administration – NOAA da 1,9 milioni di dollari che sta sviluppando e testando filtri per lavatrici, lavastoviglie e asciugatrici che possono fungere da soluzioni di filtrazione convenienti.

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