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Fino a 2.000 miliardi di euro in 20 anni, ecco quanto costerebbe bonificare l’Ue dai PFAS

Forever Lobbying Project smaschera l’enorme campagna di lobbying per bloccare il divieto sui PFAS e svela quanto costerebbe bonificare l’Europa dagli “inquinanti eterni”.

L’indagine di Forever Lobbying Project, coordinata da Le Monde e condotta da 46 giornalisti, ha svelato l’entità della campagna di lobbying condotta dagli industriali per impedire che i PFAS vengano vietati e il costo della bonifica di queste sostanze dall’ambiente.

Il consorzio mediatico ha stimato il costo della bonifica dalla contaminazione da PFAS se le emissioni degli inquinanti eterni dovessero restare senza restrizioni. Ripulire acque e terreni dai PFAS costerebbe fino 2.000 miliardi di euro in 20 anni. Una “bolletta” annuale da 100 miliardi di euro, quasi 300 milioni al giorno.

La stima, che nell’ipotesi più ottimistica sarebbe di almeno 95 miliardi di euro in 20 anni, “non include l’impatto dei PFAS sui nostri sistemi sanitari, né una miriade di esternalità negative troppo difficili da quantificare”, scrive Le Monde.

Per quantificare i costi pubblicati nell’indagine i media, in collaborazione con due ricercatori, hanno usufruito delle “scarse informazioni scientifiche ed economiche disponibili” e ai “dati locali raccolti da pionieri del settore”. “Ciascuno degli scenari della nostra valutazione si basa su una serie di scelte conservative, il che significa che i costi sono quasi certamente sottostimati”, spiega in dettaglio lo studio.

Scienziati, società civile e autorità di regolamentazione concordano nell’affermare che gli inquinanti eterni hanno causato la peggiore crisi di inquinamento che l’umanità abbia dovuto affrontare.

PFAS, in Europa almeno 23.000 siti inquinati

Le sostanze per-e polifluoroalchiliche sono una famiglia di oltre 10.000 composti chimici sintetici ampiamente utilizzate nell’industria. I PFAS sono idrorepellenti, oleorepellenti e resistono alle alte temperature, per questo sono diventati negli anni tra gli ingredienti preferiti in molti settori tra cui gli imballaggi, l’abbigliamento tecnico, gli utensili per la cucina.

Numerosi studi hanno associato l’esposizione a questo gruppo di sostanze chimiche a diverse malattie tra cui infertilità, alcune forme di cancro femminile (seno, ovaie, utero), tumore ai reni, ai testicoli, aumento dei livelli di colesterolo. Nel 2023 l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) ha classificato il PFOA come “cancerogeno per l’uomo” (gruppo 1) e il PFOS come “possibilmente cancerogeno” (gruppo 2B).

Queste molecole sono state trovate nell’aria, nell’acqua, nel suolo dove si accumulano nel tempo perché non si degradano naturalmente nell’ambiente. Anche nel corpo umano queste sostanze, una volta assorbite, rimangono nell’organismo e vi si accumulano.

L’indagine di Forever Lobbying Project fa seguito ad una vasta inchiesta, pubblicata nel 2023, che ha fornito una mappa dei siti maggiormente inquinati da PFAS. L’inchiesta Forever Pollution Project ha rivelato la contaminazione di almeno 23.000 siti in Europa, di cui 2.100 considerati “hotspot PFAS”, dove la contaminazione raggiunge livelli considerati pericolose per la salute delle persone esposte.

I “mercanti di dubbi”: la lobby dell’industria chimica

A febbraio 2023, Danimarca, Germania, Paesi Bassi, Norvegia e Svezia hanno presentato una proposta di “restrizione universale” per vietare la produzione, la commercializzazione e l’uso di tutti i PFAS all’interno dell’Ue. La proposta prende di mira tutti i composti perché è materialmente impossibile identificare e prevedere gli effetti nocivi di ognuno di essi, essendo almeno 10.000. In caso di adozione, la proposta non entrerebbe in vigore prima del 2026.

L’indagine appena pubblicata ha evidenziato come centinaia di attori che difendono gli interessi del settore chimico abbiano fatto pressioni sui decisori in tutta Europa per indebolire la proposta di messa al bando. Il Forever Lobbying Project ha scoperto che i lobbisti del settore ricorrono a tattiche di influenza simili a quelle utilizzate nel corso dei decenni dalle lobby del tabacco, dei combustibili fossili e dei pesticidi, diffondendo contenuti falsi, fuorvianti, allarmistici e potenzialmente disonesti.

In collaborazione con l’osservatorio Corporate Europe Observatory e il PFAS Project Lab , il team ha raccolto oltre 14.000 documenti inediti sui PFAS, costituendo la più grande raccolta al mondo sull’argomento fino ad oggi.

“L’indagine rivela quanto sia massiccia l’attività di lobbying per ostacolare la proposta europea di restrizione dei PFAS. Si tratta di uno scandalo enorme che dimostra l’entità degli interessi industriali ed economici in gioco”, dichiara Giuseppe Ungherese responsabile della campagna Inquinamento di Greenpeace Italia.

“Di recente anche in Italia abbiamo assistito a tentativi di “nobilitare” i PFAS: non solo nel famoso rapporto stilato da Draghi sul rilancio dell’Unione Europea, ma anche nell’ambito delle deposizioni di alcuni consulenti delle società imputate al processo Miteni in Veneto che hanno minimizzato gli impatti sanitari sulla popolazione. Deve invece essere imperativo della politica europea, inclusa quella italiana, non farsi condizionare dalle lobby ma ascoltare la comunità scientifica arrivando, nel più breve tempo possibile, a vietare l’uso e la produzione dei PFAS e a far pagare agli inquinatori i costi di bonifica. Solo così potremo proteggere l’ambiente la salute pubblica da questi veleni”, conclude Ungherese.

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