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Almasri, la denuncia dei migranti: “Noi torturati nell’inferno-Libia, perché l’Italia lo ha liberato?”


ROMA – Picchiati, torturati, costretti a morire senza acqua e senza cibo. Costretti ai lavori forzati e a rimuovere i cadaveri. “La Libia è un inferno per i migranti e i rifugiati, muoiono tutti i giorni quelli che non riescono a mettersi in salvo”, denuncia Lam Magot, cittadino del Sud Sudan, uno dei tre testimoni della rete ‘Refugees in Libya’ che oggi ha tenuto una conferenza stampa nella Sala Stampa di Montecitorio alla presenza di diversi parlamentari dell’opposizione, dalla leader Dem Elly Schlein agli esponenti di Avs Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli, da Riccardo Magi di Più Europa a Maria Elena Boschi di IV. Presente anche Luca Casarini dell’ong Mediterranea.

“A Mitiga sono stato picchiato da Almasri e quando sono venuto a sapere che ero stato arrestato a Torino ho pensato che avrei trovato giustizia, ma ho avuto uno choc enorme quando gli è stato consentito di tornare in Libia”, racconta.

LA LETTERA PER LA PREMIER MELONI

Insieme a David Yambio e Mahamat Daoud hanno scritto una lettera indirizzata al governo italiano in cui fanno richieste precise. In primo luogo “la cessazione immediata di tutti gli accordi tra Italia e Libia che consentono abusi nei confronti dei migranti”.Poi chiedono “un impegno pubblico per chiedere il rilascio di tutti coloro che sono ancora imprigionati a Mitiga e in altri centri di detenzione in Libia”. E anche “una spiegazione ufficiale del perché Almasri, che il vostro stesso Governo ha definito pericoloso, sia stato rilasciato invece di essere consegnato alla Corte penale internazionale”. Infine auspicano “un percorso legale per i migranti intrappolati nei centri di detenzione libici, compresa la riapertura dell’Ambasciata Italiana a Tripoli per l’ottenimento di visti umanitari”.

“Giorgia Meloni sì è detta madre e cristiana. Mi chiedo come possa una madre rendersi complice dei crimini di un assassino e torturatore come Osama Almasri”, chiede poi Lam Magok durante la conferenza stampa alla Camera. Mentre David Yambio denuncia che “sparizioni forzate, violenza e schiavitù in Libia continuano ad andare avanti. Siamo qui per far sentire la nostra voce, siamo stati derubati della nostra dignità e vogliamo giustizia per noi e per i nostri compagni che abbiamo lasciato in Libia o che sono morti dopo torture e violenze”.

“ALMASRI TRAFFICANTE DI ESSERE UMANI E PERSONA PERICOLOSA, RICONOSCERE LA VERITÀ”

Mahamat Daoud, anche lui originario del Sud Sudan, è l’ultimo dei tre a prendere la parola: “Anche io sono stato detenuto in un lager libico. Nel 2021 ho partecipato a una protesta davanti alla sede dell’Unhcr a Tripoli, ma le forze libiche l’hanno smantellata con violenza e ci hanno deportato in un altro campo, sotto il controllo di Almasri. C’è una compravendita tra i campi”. E ora, incalza Daoud, “chi si assume la responsabilità di tutte le morti nei lager? Chi risponderà per le vittime di Almasri? Almasri è un trafficante di esseri umani, una persona estremamente pericolosa. Chiediamo che la verità venga riconosciuta. Non saremo mai liberi finché tutti i rifugiati non saranno liberati dalle violenze atroci”, conclude.
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