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Roma

Goma nelle mani dei ribelli, Congo a pezzi nel ‘grande gioco’ dell’hi-tech


(Foto credits A. Grassani /Avsi)

ROMA – “Le risorse dell’industria hi-tech muovono tante cose” dice parlando di coltan e cobalto Lorenzo Timpone, negli ultimi tre anni di base a Goma, nell’est della Repubblica democratica del Congo. La sua testimonianza, come responsabile Paese di Fondazione Avsi, riguarda l’avanzata in città dei ribelli del Mouvement du 23 mars (M23). “I quartieri sud sono ormai tranquilli” riferisce il cooperante in un’intervista con l’agenzia Dire. “Stamane un nostro contabile di nazionalità congolese ha potuto raggiungere l’ufficio, che si trova accanto alla base dei peacekeeper delle Nazioni Unite: i miliziani gli hanno chiesto il passaporto e lo hanno lasciato passare”.

LA CADUTA DI SAKE E L’ORDINE DI EVACUAZIONE

Trentaquattro anni, originario della costiera amalfitana, già al lavoro con Avsi in progetti di formazione e valore sociale in Mozambico, Iraq e Haiti, Timpone ha dovuto lasciare Goma la settimana scorsa. “I nostri protocolli di sicurezza prevedono l’evacuazione attraverso il Ruanda quando cade la località di Sake” spiega. “Ancora ieri, il confine è rimasto aperto per due ore e ha permesso il passaggio di altri cittadini stranieri”. A Goma restano alcuni cittadini italiani, a partire da missionari, suore e sacerdoti. Sul piano della sicurezza la situazione è comunque in “una fase di stabilizzazione”, sottolinea Timpone. “I nostri collaboratori in città ci hanno confermato stamane che solo nel nord dell’abitato ci sono sacche di resistenza; molti militari congolesi hanno infatti raggiunto la base dell’Onu, consegnando le armi e rinunciando allo status di combattenti”.

COLTAN, COBALTO E L’INDUSTRIA ELETTRONICA

C’è poi il quadro più ampio. Che riguarda l’hi-tech e l’industria elettronica, con il contrabbando di minerali dall’est del Congo al Ruanda e di qui ai mercati internazionali. Timpone ricorda che in settimana al Consiglio di sicurezza dell’Onu sia la Francia sia gli Stati Uniti hanno denunciato e condannato un supporto all’M23 da parte di Kigali. Cina e Russia hanno invece ammonito chi realizza profitti con l’export senza nominare direttamente il Ruanda. “Nonostante l’apparente unità della comunità internazionale”, evidenzia Timpone, “non c’è stata la richiesta di fermare le vendite sui mercati come desiderava il governo congolese”.

IL “CORRIDOIO DI LOBITO”

Sull’export di coltan e cobalto, indispensabili per realizzare batterie e far funzionare device, potrebbero comunque un domani arrivare novità. Uno dei temi è il “corridoio di Lobito”, un progetto infrastrutturale che collegherebbe le miniere congolesi ai mercati globali non passando dall’est ma dall’ovest, attraverso Zambia, Angola e Oceano Atlantico. Timpone parla di “competizione”, in riferimento all’iniziativa, supportata dagli Stati Uniti e dai suoi alleati del G7. E l’offensiva su Goma? “L’M23 controllava in realtà già da tempo il massiccio del Masisi e le miniere di coltan di Rubaya, a ovest della città” risponde Timpone. “Da lì i minerali raggiungono Rutshuru e poi il Ruanda attraverso il parco nazionale della Virunga”. Dinamiche e sviluppi possibili restano insomma da chiarire. “Rispetto al traffico di coltan e cobalto”, dice il responsabile di Avsi, “controllare una città da oltre un milione di abitanti come Goma non offre vantaggi particolari”.
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