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Goggia a valanga su Sinner: “Non è concepibile rifiutare l’invito del Presidente della Repubblica”

ROMA – Sofia Goggia non può fisiologicamente frenarsi. E quando ha qualcosa da dire, la dice. Per cui le chiedono del “no” di Sinner al Quirinale e lei va giù dritta: “Sarei andata perché il presidente della Repubblica è la più alta carica dello Stato. Ho un rispetto massimo verso le istituzioni, di cui tra l’altro faccio parte nella Guardia di Finanza. L’invito è un motivo di orgoglio immenso e, per come vivo io, non è nemmeno lontanamente concepibile pensare a un rifiuto”.
Goggia, intervistata da Repubblica, parla ancora del labile confine tra campione e personaggio. Tomba, per esempio, era “considerato arrogante perché era fuori dai canoni di serietà imposti dagli austriaci. Ma adesso nello sci ognuno esprime sé stesso liberamente, senza sentirsi costretto a vivere secondo regole di un mondo che non esiste più. Non vedo una distinzione tra la persona e il personaggio. Prima devi ottenere i risultati, poi se riesci a esprimere te stessa nella tua autenticità allora diventi personaggio. Da giovane ero ancora più dirompente di adesso: nel 2014 a un allenatore dissi “mi sento la discesista più forte al mondo”. Poi mi infortunai, e lui disse che ero “un po’ arrogante”. Ma io sentivo qualcosa che alla fine si sarebbe concretizzato: un oro olimpico, quattro coppe del mondo. Quando ci sono riuscita ho potuto esprimere me stessa, la mia visione. Ma se non si ottengono risultati, si è solo dei pagliacci”.
Storico il centesimo di secondo che ha diviso Goggia e da Federica Brignone nella discesa di Garmisch. Una rivalità pazzesca: “Premetto che quel giorno ho sbagliato, sono stata troppo stretta nella curva che immette nella parte iniziale del piano, quindi non sono riuscita a uscire veloce. Altro che un centesimo, in quel punto ho perso decimi, poi ho avuto il problema alla spalla dislocata nella parte finale. Io e Federica non siamo lo yin e lo yang dello sci, due forze in contrapposizione che lottano per prevalere luna sull’altra. Anzi, due forze così importanti, se unite, amplificano ancora di più i loro risultati. Ma agli italiani piacciono tre cose: il campione che porta a casa le medaglie, il team forte, e un antagonismo tra protagonisti. E questo crea una divisione tra fazioni: guelfi e ghibellini, anche nello sport, anche nello sci. Ci sono i pro Goggia e i pro Brignone. Si rea un’aspettativa tale che se arrivi seconda, terza o quarta la gente pensa che siano gare andate male. Fa parte di una cultura italiana sportiva un po’ retrograda, da bar sport”.Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo https://www.dire.it

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