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VIDEO | Iran, si spoglia e si siede per protesta sulla macchina della polizia


ROMA – Dopo la protesta di Ahoo Daryaei, la studentessa dell’Università di Teheran rimasta in slip e reggiseno per denunciare le molestie subite dalla polizia morale, un’altra donna in Iran ha deciso di rinunciare ai vestiti per protestare contro le leggi iraniane che limitano i diritti delle donne. E stavolta, via anche l’intimo. È accaduto in un trafficato viale di Mashhad, il capoluogo della provincia nord-orientale del Khorasan. La donna, filmata dall’alto, probabilmente dalla finestra di un edificio, grida frasi contro gli agenti di polizia presenti sul posto, che sembrano avere difficoltà ad avvicinarsi per portarla via. La manifestante sale anche sul cofano dell’auto delle forze dell’ordine, alza le braccia al cielo, sembra esultare. Il video si interrompe prima di mostrare se la donna sia stata arrestata o meno, come accaduto nei mesi scorsi a Daryaei.

L’audio del filmato non è disponibile ma a condividerlo sul web, descrivendo ciò che sta avvenendo, è l’attivista Masih Alinejad. Esule negli Stati Uniti, la nota difensora dei diritti umani da anni esorta le persone a inviarle video o foto di proteste inscenate in Iran.

Alinejad spiega: “Questa donna grida contro gli agenti della sicurezza che cercano di arrestarla. Tuttavia cercano di astenersi dal toccarla, non essendo con loro un’agente donna. Cercano però di evitare che altre persone e automobili si radunino per assistere alla scena”. Quindi chiarisce: “Non sono state ancora divulgate informazioni sulla causa, la data e il luogo dell’accaduto. Tuttavia, alcuni utenti hanno segnalato che il sito sarebbe viale Sayyad Shirazi a Mashhad”. E conclude chiedendo agli utenti di condividere altre informazioni.

Da anni donne e uomini in Iran protestano per chiedere le dimissioni del governo e riforme democratiche, a partire dall’equiparazione delle donne davanti alla legge. Sulla scia di proteste crescenti, a dicembre scorso le autorità di Teheran hanno proposto una legge – poi sospesa – che puntava ad imporre pene severe per le donne che si rifiutano di indossare il velo sulla base di un’interpretazione fondamentalista dei precetti islamici. Tra le pene inflitte, i legislatori avevano pensato persino alla pena di morte.A causa delle restrizioni ai diritti civili che le donne patiscono in Iran, Amnesty International ha lanciato una campagna per esortare le Nazioni Unite a inserire l’apartheid di genere tra i crimini contro l’umanità. Un fenomeno criminoso che, secondo l’organismo, non colpirebbe solo l’Iran ma anche tanti altri Paesi come Afghanistan, Arabia Saudita o Sudan.
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