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Si dimette da medico di base la dottoressa star dei social: “Non sono portata per fare la martire”


ROMA – Trentaquattro anni, laurea in Medicina con specializzazione in medicina generale, professione medico di base. La dottoressa star dei social, Ilaria Rossiello, ha annunciato sui suoi profili ufficiali le dimissioni. “Cambio mestiere, sì! Anche se ero molto portata a fare il medico di famiglia, e lo dimostrano gli anni che ho dedicato alla professione, non lo sono però a fare la martire”, ha detto in un video in cui spiega le motivazioni. Clip che, su Instagram, ha come copertina la scritta “Ci state facendo ammalare di lavoro”.

Ilaria era medico di famiglia a Montecosaro, nelle Marche. Sui social è cresciuto sempre di più il suo seguito, sempre attento ad ascoltare i suoi video di divulgazione scientifica. “Non sono portata a sacrificare la mia salute per il lavoro- ha aggiunto- l’ho comunicato agli abitanti della mia città e lo comunico anche a voi. Sono molto felice di aver dato le dimissioni”.

@ilariatovarish

Risposta a @Valter Bartoli #medicina #medicodifamiglia #medicinagenerale #salute

♬ suono originale – IlariaLaMedica

“STAVO MALE, NON DORMIVO LA NOTTE PER L’ANSIA DI ANDARE A LAVORO”

“Mi sento libera- ha spiegato- perché questo lavoro mi faceva stare male, non dormivo la notte per l’ansia di andare a lavoro. Stavo psicologicamente più male per quello che per la patologia che ho avuto (un tumore alla tiroide, ndr), che ormai avrete capito era tumorale. Se il lavoro ti crea più angoscia di un tumore, forse, è il caso di cambiare lavoro”. Carichi di lavoro troppo elevati e burocrazia sono state la goccia che hanno fatto traboccare il vaso: “Spero con queste pagine- ha concluso- di portare qualche riflessione, di far capire alcune cose”.

Al Corriere della Sera, Ilaria ha raccontato la sua situazione e ribadito le motivazioni di questa scelta: “Il carico lavorativo era ormai diventato  insostenibile e non era nemmeno gratificante, tanto da compromettere la mia vita personale. Avevo l’ambulatorio ma poi anche i domiciliari e la reperibilità. Mi fermavano in palestra, al bar, e il telefono squillava in continuazione. Non dormivo la notte e avevo l’angoscia. Stavo più male per il mio lavoro che per i problemi di salute che ho avuto. E se il lavoro ti crea più angoscia che una malattia, allora, è il momento di cambiare”.
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