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Hamas: “Il piano di Trump per Gaza è razzista”


ROMA – “Il vero obiettivo dell’occupazione è quello di costringere i palestinesi a lasciare Gaza: si tratta di un piano razzista”: questa la posizione espressa in una nota da Abdul Latif Al-Qanou, portavoce di Hamas, al piano del presidente statunitense Donald Trump di ricollocare la popolazione della Striscia di Gaza e prendere il controllo permanente di quel territorio. Trump, che ha parlato ieri ricevendo a Washington il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, ha dichiarato che la totalità dei residenti palestinesi, “circa 1,5 – 1,7 milioni di persone”, potrà essere trasferita in Egitto e Giordania “in quattro o cinque aree”, convinto che questi due Paesi “non diranno di no”, sebbene Il Cairo ed Amman si siano già espressi contro il piano.

Il portavoce del gruppo politico-militare palestinese, che governa la Striscia dal 2005, ha detto ancora: “La presa di posizione razzista degli Stati Uniti si allinea alle posizioni della destra estrema israeliana di sfollare la nostra popolazione ed eliminare la nostra causa”. Quindi, Al-Qanou ha contestato la comunità internazionale, che, “invece di punire Israele per il genocidio e lo sfollamento commessi a Gaza, lo ha premiato”. Il movimento, ha concluso, “continuerà a resistere” per opporsi sia allo sfollamento, che per difendere il diritto dei palestinesi a restare nella loro terra. Ha subito respinto il piano anche l’inviato palestinese alle Nazioni Unite, Riyad Mansour, che stando ai media arabi ha dichiarato: “La nostra madrepatria resta la nostra madrepatria”.

In queste ore non arrivano reazioni immediate da Egitto e Giordania. Tuttavia, dal suo insediamento, il presidente Trump aveva già accennato a questa ipotesi, rispetto alla quale a fine gennaio i due Paesi avevano espresso, in una nota congiunta, la loro ferma contrarietà. Il Cairo d’altronde ha sempre definito “un crimine di guerra” lo sfollamento dei palestinesi sul proprio territorio, un’ipotesi che Israele ha provato a proporre varie volte a partire dal 7 ottobre 2023.

Ieri, in un colloquio telefonico, il presidente egiziano Abdel Fattah Al-Sisi e il re di Giordania Abdullah II, hanno invece ribadito la necessità di lavorare all’implementazione completa dell’accordo per il rilascio degli ostaggi e il cessate il fuoco a Gaza, e hanno esortato all’avvio dei negoziati della seconda fase dell’intesa, che termina il primo marzo. Hanno inoltre evidenziato l’urgenza della ricostruzione nonché di arrivare alla creazione di uno Stato palestinese lungo i confini del 1967.
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