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Haiti, Regio (Avsi): Da un anno è ostaggio delle gang e della malnutrizione


FOTO: Fondazione Avsi

ROMA – “Da un anno la capitale di Haiti, Port-au-Prince, è sotto il controllo delle bande armate, così come le sue vie d’accesso. Gli scambi commerciali e il flusso di persone sono limitati e poco sicuri e questa è una delle cause della malnutrizione nei neonati e nei bambini piccoli. Nonostante le violenze, però, riusciamo a non interrompere quasi mai i nostri interventi, grazie agli oltre 100 operatori locali che vivono sul posto”. A parlare con l’agenzia Dire è Gabriele Regio, responsabile ad Haiti per Fondazione Avsi, organizzazione umanitaria che realizza una pluralità di progetti nella capitale e anche in zone periferiche.

La capitale, che conta un milione e 200mila abitanti, è ostaggio di scontri tra bande armate e forze di sicurezza regolari, e nelle violenze spesso sono coinvolti anche i civili, con centinaia di morti e migliaia di sfollati. Nell’ultimo episodio della scorsa settimana sono morte 40 persone, tra cui 20 civili.L’insicurezza ha ricadute sulle attività economiche – i mercati chiudono, le coltivazioni si interrompono – e così, stando ai dati Onu, nel Paese circa 5,5 milioni di persone dipendono dagli aiuti, con quasi il 60% della popolazione in povertà, mentre un milione di giovani non può andare a scuola.

La mancanza di lavoro e l’impossibilità delle famiglie di trovare cibo a causa delle restrizioni ai commerci sono tra le cause della malnutrizione. “I bambini sono malnutriti anche perché le madri non si nutrono a sufficienza”, riferisce Regio. “Per questo, una volta confermato che il bambino soffre di malnutrizione acuta o severa, prendiamo in carico anche la famiglia. Sono circa 5mila i bambini assistiti finora. Ogni mattina, distribuiamo a domicilio kit di cibo altamente nutriente e farmaci per il bambino, mentre alle madri forniamo pacchi alimentari, vincolati però al recupero del bambino”. Il rischio, spiega Regio, è che i prodotti forniti vengano consumati anche dagli altri familiari.

LA NUOVA SFIDA DEL CONGELAMENTO DEI FONDI ALLA COOPERAZIONE DA PARTE DEL PRESIDENTE TRUMP

Ma la vera sfida al successo di questi programmi, in realtà, arriva da Washington: la recente decisione dell’amministrazione Trump di congelare i fondi alla cooperazione sta mettendo a rischio tanti organismi umanitari, tra cui anche la lotta di Avsi contro la malnutrizione. Il responsabile spiega: “Abbiamo quattro interventi finanziati da Usaid, l’Agenzia degli Stati Uniti per lo sviluppo internazionale, tre dei quali dedicati all’assistenza alimentare, alla nutrizione e al contrasto della malnutrizione. Il 24 gennaio è scattato il congelamento dei fondi anche per noi. Stiamo continuando a lavorare attingendo ad altri fondi, ma speriamo in un waiver”, ossia la deroga stabilita dal dipartimento di Stato statunitense per certi programmi con finalità salvavita.”Come potete immaginare”, dice il responsabile, “interrompere questi programmi ha un impatto enorme sulla sopravvivenza di questi piccoli”.

AD HAITI LA GENTE HA BISOGNO DI LAVORO, SPAZI PER I GIOVANI E PROTEZIONE

Portare cibo, però, non è l’unico modo per supportare la popolazione di Haiti. Regio continua: “Abbiamo cliniche mobili o fisse con a bordo ginecologi e psicologi per supportare donne e giovani vittime di violenze sessuali”, dato che conflitti e insicurezza economica incrementano le violenze sulle donne, anche in ambito familiare. Avsi prevede poi attività di sensibilizzazione ed educazione per i giovani: “Con le scuole ormai chiuse da tempo- avverte Regio- bambini e adolescenti vivono in strada osservando solo violenza, e il rischio che si uniscano alle bande armate è enorme”.

Infine, un cenno ai programmi per la creazione di reddito. “Ad esempio- prosegue il referente Avsi- d’intesa con le comunità, abbiamo un progetto per assumere 84 operai, per un periodo di quattro mesi, a cui diamo arnesi e kit di protezione per ripulire i canali di drenaggio dai rifiuti. Quando si intasano, infatti, le strade si allagano e questo genera epidemie”. Finora, 600 persone sono già state coinvolte, beneficiando di un reddito fisso, con ricadute positive sull’intera collettività: “Questo”, conclude Regio, “è fare sviluppo”.
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