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Coloni israeliani aggrediscono il regista della pellicola candidata agli Oscar: cosa è successo


ROMA – Il 29 gennaio il docufilm del registra palestinese Basel Adra, ‘No Other Land’, veniva candidato agli Oscar come miglior documentario.

Il 3 febbraio, neanche una settimana dopo, il regista pubblicava su X un video in cui coloni israeliani a volto coperto assalivano la casa in cui si trovava. Lo ha denunciato lui stesso in un post su X, correlato da un video, scrivendo: “Mentre scrivo, sono circondato da coloni armati e mascherati che stanno conducendo un attacco terroristico a Masafer Yatta.

Decine di coloni si sono recati a casa dell’amico Naser, a Susya, lanciando pietre contro la sua abitazione e distruggendo il suo veicolo e tagliando gli pneumatici con i coltelli”.

L’ong americana Democracy Now riferisce che tali pratiche hanno colpito anche altre case e automobili e che l’esercito israeliano presente “non è intervenuto”.

Masafer Yatta è una regione a Sud di Hebron, nella Cisgiordania occupata, sede di una ventina di villaggi e circa 2800 persone. Proprio questo luogo è protagonista di ‘No Other Land’, pellicola scritta, diretta e prodotta da un collettivo israelo-palestinese formato da Basel Adra, Yuval Abraham, Rachel Szor ed Hamdan Ballal. Adra è nato qui e, come lui stesso ricorda, da quando è piccolo ricorda gli assalti dell’esercito e dei coloni israeliani per scacciare i residenti, appropriarsi dei terreni e costruire complessi residenziali.

IL DOCUMENTARIO

Nel suo documentario, racconta la quotidianità della popolazione che cerca di resistere, mentre dal 7 ottobre 2023 le violenze sono aumentate. Secondo il ministero della Salute di Ramallah, nel primo mese del 2025 almeno 70 civili hanno perso la vita, metà dei quali a Jenin.

Il documentario però è anche occasione per raccontare l’amicizia di Basel Adra con Yuval Abraham, regista, giornalista d’inchiesta e attivista israeliano, che da tempo col suo lavoro denuncia le violenze perpetrate contro la popolazione palestinese e aiuta Basel a documentare quello che accade a Masafer Yatta. Anche lui è stato vittima di violenze.

LE MINACCE DI MORTE

Dall’uscita del documentario ha ricevuto minacce di morte, mentre a novembre, come ha riferito alla testata Middle East Eye, “un gruppo di attivisti di destra sono andati a casa della mia famiglia. Mia madre è dovuta andare a stare da mia sorella, a Gerusalemme, per qualche giorno. Questo mi ha scioccato”. Abraham punta anche il dito contro il governo tedesco, che ha accusato il film di avere “tendenze antisemite”.

“Non mi sento sicuro ad andare a Berlino” ha detto, segnalando la diffusione di “discorsi d’odio” e la “strumentalizzazione della parola antisemitismo, solo per silenziare le critiche contro l’occupazione israeliana”.

La pellicola, uscita nelle sale a febbraio 2024, ha vinto il premio per il Miglior documentario e il Premio del Pubblico nella sezione Panorama al festival di Berlino, nonché il premio come Miglior documentario alla 37esima edizione degli European Film Awards. 
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