Inquinamento da PFAS, l’Assemblea legislativa dell’Umbria approva la richiesta di adesione al manifesto #banpfas.
L’Assemblea legislativa della Regione Umbria ha approvato la mozione che chiede l’adesione al manifesto #banpfas per la messa al bando delle sostanze per-e polifluoroalchiliche. La mozione, sottoscritta dai capigruppo di maggioranza Luca Simonetti (M5s-primo firmatario), Cristian Betti (Pd), Fabrizio Ricci (Avs), Bianca Maria Tagliaferri (Umbria domani-Proietti presidente) è stata approvata con la votazione dell’11 febbraio, con 12 voti favorevoli della maggioranza e 6 astensioni dei consiglieri di minoranza.
Il primo firmatario Simonetti, illustrando l’atto all’Aula, ha sottolineato che “viene impegnata la Giunta regionale a esprimere adesione e sostegno alle richieste, formulate attraverso il Manifesto per l’urgente messa al bando dei Pfas, di smettere di aggravare l’inquinamento da Pfas e di affrontare il problema dell’inquinamento da Pfas esistente; attivarsi presso il Governo Italiano e l’Unione Europea per l’adozione di normative stringenti che vietino la produzione, l’immissione sul mercato e l’utilizzo di tutti i Pfas, spingendo per un approccio basato su classi di inquinanti, favorendo l’utilizzo di alternative sicure e sostenibili.”
Il manifesto “BAN PFAS” è stato sottoscritto da oltre 130 organizzazioni europee, tra cui anche comitati e associazioni italiane che anni lottano contro l’inquinamento da forever chemicals, come: CGIL Vicenza, Greenpeace Italia, ISDE Italia, Italia Nostra Veneto, Mamme No Pfas, Medicina Democratica, PFAS.land, Transform! Italia.
Le richieste espresse nel manifesto hanno l’obiettivo di tutelare la salute delle persone e l’ambiente, sollecitando una serie di interventi che smettano di peggiorare l’inquinamento da PFAS e affrontino il problema di quello esistente.
PFAS in Umbria, dopo il report di Greenpeace arriva la smentita di Umbra Acque e un tavolo tecnico in Regione. Ecco cos’è successo
L’ok all’adesione arriva a pochi giorni dalla pubblicazione della prima mappa sulla contaminazione da PFAS in Italia da parte di Greenpeace Italia che, con la campagna “Acque senza veleni”, ha raccolto campioni di acqua potabile dalle fontanelle di oltre 400 città italiane. Dalle analisi è emerso che tra i comuni più inquinati c’è anche il capoluogo della Regione Umbria. Perugia, infatti, è risultata una delle città con le concentrazioni più elevate di PFAS, insieme ad Arezzo e Milano.
Il 23 gennaio scorso, giorno successivo alla presentazione della mappa, la società a partecipazione pubblica Umbra Acque ha smentito “integralmente” i dati pubblicati da Greenpeace per quanto riguarda l’Umbria. “Dalle analisi effettuate dall’ARPA, soggetto preposto ai controlli che utilizza metodi di campionamento affidabili e certificati, dal 2018 non è mai stata rilevata la presenza di PFAS nell’acqua distribuita ai nostri utenti”, si legge nel comunicato diffuso dalla società di gestione idrica.
Dopo l’indagine dell’associazione ambientalista, l’assessore all’Ambiente Thomas De Luca ha convocato subito un tavolo tecnico per fare il punto della situazione con i servizi competenti della regione in materia di salute, welfare e governo del territorio.
“Il tavolo ha concordato sull’opportunità di mettere a sistema sin da subito, senza attendere il prossimo anno, l’attività di monitoraggio dei PFAS implementando quella attualmente svolta per gli altri parametri di potabilità costantemente pubblicati sul sito www.lacquachebevo.it”, è quanto dichiarato nella nota stampa a seguito del tavolo tecnico. La giunta, inoltre, ha sottolineato che avrebbe valutato nei giorni successivi le azioni da mettere in campo per attuare l’attività di monitoraggio.
Come ha sottolineato Giuseppe Ungherese, responsabile della campagna Inquinamento di Greenpeace, nella replica al comunicato diffuso da Umbra Acque: “È opportuno sottolineare, in base alle nostre conoscenze e competenze su queste sostanze maturate negli anni, che una serie di dati in cui i PFAS sono assenti non costituiscono una garanzia dell’assenza di contaminazioni passate o future. In Valle di Susa, ad esempio, le analisi del gestore SMAT a periodi alterni hanno misurato alti livelli di contaminazione intervallati all’assenza di contaminazione negli stessi comuni”.
Ancora prima del monitoraggio di Greenpeace, la questione della contaminazione delle acque in Umbria era stata sollevata da Italia Nostra, che aveva esaminato le analisi effettuate da Arpa Umbria nel “Monitoraggio delle sostanze perfluoralchiliche nelle acque superficiali e sotterranee della Regione Umbria (2018-2022)”. Le analisi avevano indicato la presenza degli inquinanti in diverse acque superficiali della Regione e in alcuni pozzi di risorse idriche destinate al consumo umano.
PFAS, gli inquinanti eterni pericolosi per ambiente e salute
I PFAS sono sostanze chimiche rinominate “inquinanti eterni” perché invece di degradarsi naturalmente nell’ambiente ci restano, inquinando terreni e falde acquifere. Anche nell’organismo umano, questi composti sintetici si accumulano nel sangue e negli organi, andando ad interferire con il sistema endocrino e favorendo la comparsa di malattie come tumori, infertilità, aumento del colesterolo.
Intanto, con il via libera dell’Assemblea legislativa all’adesione al manifesto per la messa al bando dei PFAS, la Regione Umbria compie un passo avanti, riconoscendo la pericolosità di queste sostanze che sono ancora oggetto di studi, ma che rappresentano un serio problema per l’ambiente e la salute. Un problema per cui è necessario agire quanto prima.
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