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Antibiotici, come usarli bene? Arriva l’app a semaforo per medici e cittadini


ROMA – Bronchite? Semaforo rosso all’uso di qualsiasi antibiotico. Otite nei bambini? Luce arancione per l’antimicrobico utilizzabile solo per casi gravi, piccoli immunocompromessi o di età inferiore ai due anni. Polmonite? Disco verde all’utilizzo di Amoxicillina o Doxiciclina. E’ l’App a semaforo dell’Aifa, presentata oggi e che contiene informazioni utili sul trattamento delle dieci più comuni infezioni tra adulti e bambini. Si tratta di uno strumento semplice e di agile consultazione, scaricabile gratuitamente dagli store ufficiali di Google e Apple, ma anche dal sito https://firstline.org/aifa per la versione web, a disposizione dei medici, come supporto nella prescrizione antibiotica, ma consultabile anche dai cittadini.

Con l’intento di scoraggiare l’uso ‘fai da te’ e la chiara avvertenza di non assumere mai gli antibiotici senza prima aver consultato il medico.Sviluppata per AIFA sulla piattaforma Firstline, la App ingloba e rielabora le raccomandazioni fornite dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) nell’AWaRe Antibiotic Book sulla gestione delle infezioni più comuni nei bambini e negli adulti. L’Agenzia, in collaborazione con società scientifiche e sindacati medici, ne ha selezionato alcune nell’ambito dell’assistenza extra-ospedaliera, adattandole al contesto epidemiologico e alla disponibilità dei farmaci in Italia. Selezionando l’infezione da trattare, la App fornisce per ciascuna delle dieci malattie i virus o i batteri che le causano, i sintomi più frequenti, gli esami diagnostici consigliati e le terapie farmacologiche più appropriate, antibiotiche e non.

L’Agenzia ricorda che gli antibiotici sono farmaci soggetti a prescrizione medica e che ogni forma di automedicazione è sconsigliata. Solo il medico può valutare caso per caso se prescrivere un antibiotico e quale farmaco sia più indicato, sulla base di una valutazione clinica complessiva che tenga conto di diversi fattori, tra cui una corretta diagnosi, l’anamnesi e le condizioni cliniche del paziente e le possibili interazioni con altri farmaci. Un altro aspetto rilevante per una prescrizione appropriata è legato al crescente fenomeno delle resistenze batteriche agli antibiotici. Per questa ragione l’App può risultare uno strumento utile per i medici, ma anche per arginare l’uso improprio e ‘fai da te’ dei cittadini.

Le terapie antibiotiche indicate nella App vengono suddivise in base alla classificazione AWaRe introdotta dall’Oms che individua tre categorie: Access, Watch e Reserve.La categoria Access, evidenziata in verde, include gli antibiotici con uno spettro di attività ristretto e a basso rischio di indurre resistenze. Si tratta di quegli antibiotici da usare preferibilmente nella maggior parte delle infezioni più frequenti, quali ad esempio quelle delle vie aeree superiori.Gli antibiotici Watch, rappresentati in arancione, hanno uno spettro d’azione più ampio e sono raccomandati come opzioni di prima scelta solo per particolari condizioni cliniche.Alla categoria Reserve, segnalata in rosso, appartiene un ristretto numero di antibiotici da impiegare solo nelle infezioni multiresistenti.Incrementare la quota degli antibiotici Access rispetto a quelli delle altre due classi è ritenuta una scelta utile nell’impegno comune per far sì che anche in futuro gli antibiotici a nostra disposizione siano efficaci contro le infezioni batteriche.

I dati del Rapporto Aifa sull’uso degli antibiotici in Italia 2023 presentato oggi a Roma confermano che nel nostro Paese ci sono ampi margini di miglioramento sia in termini di consumi che di appropriatezza. È ancora troppo basso il ricorso agli antibiotici Access (50,8%) rispetto alle raccomandazioni dell’Oms (60%) e agli obiettivi dell’Unione Europea per il 2030 (65%), a fronte di una media europea del 61,5%. Risulta invece elevato il ricorso ai farmaci Reserve, con una incidenza del 6,8% rispetto a una media europea del 5,4%. Quest’ultimo dato potrebbe essere dovuto a un uso inappropriato, ma anche alla maggior prevalenza di resistenze batteriche in Italia e quindi alla maggiore necessità di trattare infezioni multiresistenti rispetto ad altri Paesi europei.
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